Bar storici e alla moda, ma anche ristoranti stellati, circoli culturali e discoteche. L’attuale fase del post Covid continua a essere caratterizzata da chiusure. Ecco chi, a oggi, ha ufficialmente cessato l’attività per sempre
La scure del Covid si è abbattuta sui locali milanesi frantumando sogni e speranze di titolari di locali e le chiusure sono purtroppo all’ordine del giorno. Tra voci che si inseguono e altre confermate, cresce la lista di esercenti che hanno scelto di porre fine alla loro attività. Il lockdown è la causa principale, avendo azzerato i ricavi dei locali, ma di certo non giovano le regole da osservare all’interno e all’esterno delle location per evitare rischi di contagio. Limiti strutturali ed economici che hanno reso Inevitabile, per alcuni commercianti, la scelta di abbassare per sempre la saracinesca. Una prima lista di locali sono falliti. Ma si teme che la situazione emersa sia solo la punta dell’iceberg.
Navigli e Ticinese le zone più colpite dalle chiusure
Il Taglio, cocktail bar in Via Vigevano, non ha retto l’urto dell’incasso zero causato dal lockdown ed è stato tra i primi ad alzare bandiera bianca. Milano ha poi salutato per l’ultima volta anche il glorioso Bar Rattazzo, un piccolo locale capace di diventare in quarant’anni un luogo di culto (ne abbiamo parlato qui), mentre poco distante, rimanendo in zona Ticinese, ha abbassato la claire il caffè letterario Walden. Game over anche per Talea, bar laboratorio di cocktail inaugurato non più di due anni fa dall’affermato barman Filippo Sisti (leggi qui). Rimanendo in zona, Milano perde anche il Bobino, tra i capisaldi della nightlife meneghina in questi ultimi decenni, che non se l’è sentita di proseguire: senza possibilità di danzare, impossibile tenere il passo e rimane aperti.
Senza turisti non si vive: chiusure storiche all’ombra della Madonnina
Quattro passi verso il centro per accorgersi che ha cessato di esistere il Bar della Scala, bar storico e meta fissa per l’inner circle del celebre teatro milanese. A un centinaio di metri di distanza ha conosciuto lo stesso amaro destino il Caffè Verdi. In zona Duomo, invece, lo stellato Feliz Lo Basso ha atteso che scadesse il contratto di affitto della location per fare baracca e burattini e chiudere i battenti del suo ristorante. D’altra parte, senza turisti è dura.
Dirigendosi verso il quartiere Isola, i milanesi non hanno più la possibilità di assaporare i maritozzi di L’americano che amava le brioche, multiformat che ha spento le luci quando il lockdown è iniziato e deciso poche settimane fa di non riaprirle più. Ha sorpreso poi la chiusura del giapponese Foukouru, che si era fatto apprezzare per la sua carica innovativa sul versante culinario asiatico.
Alcuni spazi ricreativi culturali non hanno retto a loro volta l’urto della pandemia, come conferma la triste chiusura del circolo Ohibò (leggi qui) che sparendo riduce ulteriormente il numero di locali milanesi propensi a dare visibilità a giovani artisti.
Voci di trasloco per Attimi e Rebelot, mentre futuro a rischio per lo stellato Lume
Ci sono poi i rumors. Uno riguarda Attimi, ristorante fiore all’occhiello della food court di City Life, inaugurato in partnership tra Heinz Beck, chef tre stelle Michelin, e l’insegna Chef Express. Si parla di un possibile spostamento in altra location, con affitto meno caro. Stessa sorte dovrebbe conoscere il ristorante Rebelot in Porta di Ripa Ticinese che sarebbe alla ricerca di una nuova zona dove riaprire. Infine, altra stella in crisi è quella dello chef Luigi Taglienti che, a quanto pare, starebbe pensando seriamente di inserire i titoli di coda al suo ristorante Lume.