Nasce Sangiovesone, ultimo arrivato in casa Baracchi. Un innovativo Sangiovese in purezza le cui uve, appassite in pianta, danno al vino estrema forza e un tenore alcolico di 18 gradi. “Una sfida, forse un azzardo, di cui sono orgoglioso“. Parola di Riccardo Baracchi, padrone di casa e mente lungimirante, il primo, non a caso, a spumantizzare il vitigno più noto in Italia
Siamo nella campagna cortonese, in una posizione privilegiata tra l’Umbria e la Toscana. In questa terra si trova la proprietà Baracchi, un tributo al buon bere e a quel territorio autentico che nasce dalla collina adiacente a Cortona, da cui si gode il panorama della Valdichiama. L’azienda, moderna e dinamica, produce vini unici dal 1860, da cinque generazioni. Sempre attenta alla qualità e alla genuinità dei prodotti. E sempre in grado di stupire, come fa con Sangiovesone, l’ultimo arrivato in casa Baracchi.
Si tratta di un vino innovativo e che stravolge le vesti del più noto vitigno italiano. Sangiovensone ne rispetta l’essenza e rispecchia tutta la passione di Riccardo, padrone di casa e mente lungimirante. A Riccardo Baracchi si deve infatti anche, non a caso, la prima spumantizzazione proprio del Sangiovese. Era il 2006.
Dalla Baracchi Winery, un Sangiovese destinato a riaccendere il dibattito nel mondo dell’enologia
Il Sangiovesone è un prodotto pensato durante l’annata 2017, caratterizzata, a Cortona, da particolari condizioni climatiche. Le uve hanno potuto godere, così, di una maturazione a dir poco rara e davvero favorevole. Come spiega Riccardo Baracchi, “Abbiamo deciso di raccoglierle alla fine di settembre in modo che subissero un appassimento direttamente in pianta conferendo così al vino estrema forza“.
Una sfida, forse un azzardo, ma sono davvero orgoglioso del risultato ottenuto (Riccardo Baracchi)
La Cantina Baracchi, cuore pulsante e parte integrante del Relais&Chateaux Il Falconiere SPA, ha permesso poi una fermentazione in acciaio a contatto con le bucce per circa 35 giorni. Il vino ha quindi proseguito il suo affinamento in barrique di rovere francese per 14 mesi prima di evolvere in bottiglia per altri 8 mesi. Il risultato? Un rosso toscano da grandi portate. Magari un succulento piatto di cinghiale in umido, o, ancora, una gustosa lepre in dolceforte, come consiglia la chef stellata del Falconiere Silvia Baracchi.
Cristiano Cini, presidente di Ais Toscana ed esperto sommelier, dichiara: “Riccardo, che cento ne pensa e cento ne fa, ha dato vita a un nuovo vino: il Sangiovesone, che chiude il cerchio del Sangiovese in casa Baracchi. Dalla bolla metodo classico, passando attraverso l’eleganza dello Smeriglio, un rosso Sangiovese Cortona Doc già conosciuto, per chiudere con questo straordinario esperimento.
Il colore è quello classico. Più trasparenza che concentrazione, luminoso e vivo nel riflettere la luce. Un naso di amarena e ciliegia visciola, succo di mora. Floreale di viola e rosa rossa, china e liquirizia, rabarbaro e macchia mediterranea. Sbuffi balsamici e mentolati che lasciano grande freschezza. Ma è sul palato che esibisce la sua unicità. Strutturato e avvolgente. Ci si aspetterebbe opulenza debordante, ma la rotondità lascia il passo a una freschezza invidiabile che ricorda l’arancia rossa e conferisce scorrevolezza. C’è poi la forza del tannino, tipica di questo vitigno. L’alto tenore alcolico (18%) non viene percepito come eccessivo, sia per l’estratto secco che lo sostiene, sia per l’onda rinfrescante dell’acidità. Un Sangiovese come non lo si era ancora bevuto“.
Per maggiori informazioni sulla cantina e per consultare i prodotti: baracchiwinery.com