Cosa ci rimane più impresso di questo periodo di bulimia digitale? Durante gli sfoghi sui Social e lo scorrere annoiato delle Stories di Instagram, dove tutti hanno libero accesso, qualcosa si distingue. I set preparati in salotto, la modalità di espressione, l’ego, i fiori, ecco una serie di riflessioni in quarantena. Non richieste da nessuno, eh, specifichiamo
Mettiamo subito in chiaro le cose. C’è chi lo fa di mestiere, con molta professionalità, e quindi ben venga. C’è chi si improvvisa, in particolare nei giorni di clausura forzata. Che da una parte ne possiamo fare anche tutti a meno. Dall’altra, però, perché no. I Social Network alla fine sono come il cortile con libero accesso e sotto casa, dove tutti possono andare a fare la loro partita di pallone. E per gli utenti, ancora, non sono altro che la cara vecchia televisione: se non ti piace puoi sempre spegnere o cambiare canale. Puoi creare i contenuti e puoi passare anche da un profilo all’altro, da una storia all’altra, avere così il potere della decisione, perché Tu nella vita comandi fino a quando c’hai stretto in mano il tuo telecomando (Renzo Arbore, La vita è tutta un quiz). Ecco allora un elenco di cose, più o meno serio, che in questo zapping digitale non possono sfuggire. Una sorta di riflessioni in quarantena. Il senso di tutto questo? Ah, chi lo sa. Un po’ come certi post.
Abbiamo delle case bellissime. Oppure siamo abilissimi scenografi
Continuo a leggere di valutazioni ‘normali’ dei vari set da cui si collegano in particolare musicisti, cantanti, attori, durante le loro dirette su IG. Nel senso che ci si stupisce di quanto sia troppo poco wow la cameretta dell’artista di turno. A me tutto quel pastello e fiori essiccati un po’ alla Marie Antoinette da casa di Levante fa impazzire. Lo trovo elegantissimo. Il regno radical hippie di Jovanotti da cui dirige il suo Jova House Party fa sognare. Il terrazzo da cui Jo Squillo fa i suoi set ogni pomeriggio (trash e meravigliosi, Jo Squillo grazie di esistere) mi fa volare altissimo. La vetrata della casa di Los Angeles di Tiziano Ferro dove vivono tre scoiattoli mi sembra uscita da un film di Tim Burton.
Gli influencer, per la maggior parte, anche quelli di casa nostra, hanno il libro, il mestolo, il raggio di sole perfettamente posizionato al posto giusto, calcolato al centimetro. Sarà anche un po’ per spirito pettegolo ma curiosare nelle case di tutti questi mi piace da morire. Se è normale mi consolo, se è gigante non provo invidia ma guardo stupito. Se è finzione trovo un’abilità fenomenale nel mettere tutto in maniera perfetta per quei quindici secondi di storia, che comunque, anche questa, è un’abilità della Madonna.
Riflessioni in quarantena: la scuola è la risposta
Anni fa un mio cuginetto si preparava per la Prima Comunione (ora è al primo anno di Università). Ma dimmi di più. Lo presi da parte e gli dissi: il regalo più grande che possa farti è quello di farmi promettere che proseguirai gli studi, approfondirai, leggerai, farai l’Università o anche no ma comunque, in qualche modo, ti farai una corazza culturale. E glielo scrissi, così da avere negli anni una sorta di promemoria. Ecco, a questo credo veramente. Per evitare così, in futuro, magari in caso di pandemie, di appellarsi a santi vari perché questa è l’unica via di liberazione dalla peste. Per sapersi difendere sempre. Ancora, per vivere in prima persona una delle cose più importanti che ci possano essere nel nostro percorso di vita, la scuola.
Un’insegnante di un istituto superiore, durante un approfondimento sulla didattica digitale di questo periodo, mi ha fatto riflettere molto. Dell’importanza della scuola e di un metodo ci rendiamo conto solo ora che fisicamente, questa, non può essere possibile. Gli insegnanti hanno ruoli che un genitore, inevitabilmente, non ha. La soluzione digitale, ancora, non è per forza la risposta. Banalmente, in molti, in casa, non hanno il Wi-fi. Ancora più banalmente, gli studenti delle medie (ai miei tempi si chiamavano così, come si chiamano ora le medie?) o dei licei non sanno usare un PC perché sono la generazione-smartphone adesso, dunque, in difficoltà. Cito testualmente: “Sono utenti passivi di un mondo social che nemmeno riescono bene a dominare“. Quando si tornerà sui banchi di scuola, per gli alunni e per i genitori, tenere a mente l’importanza di quella sedia, in quella classe, non sarà cosa da poco.
Tra le riflessioni in quarantena, c’è il fatto che sappiamo fare tutto
Certo, ora è terapeutico perché dobbiamo far passare le giornate o fare altro. Oppure, adesso, dobbiamo fare di necessità virtù. E sì, so anche che in molti hanno più tempo libero eccetera eccetera. Mi riferisco al fatto che tutti cuciniamo – e ci stupiamo perché non siamo poi neanche così male – o alla generazione prima che adesso ha perfettamente imparato a usare Skype o WhatzApp per le videochiamate di famiglia. Come direbbe Pamela Prati: È bellissimo. Se vogliamo riusciamo a fare l’impossibile. La seconda banalità: volere è potere. La terza chicca: Volere volare (Anna Tatangelo, Sanremo 2003).
Mettete dei fiori nei vostri balconi
Freschi, secchi, margheritine pisciate dal cane e raccolte nel giardino di casa, rose a domicilio, orchidee. Va bene tutto. Bravi. In quarantena ci facciamo portare a casa la spesa (chi ci riesce), le birre, la frutta dall’ortolano ma anche, per fortuna, piante e fiori. Con le dovute misure di sicurezza, certo, ma continuiamo a farlo. Soprattutto se le piante hanno dei boccioli e le vediamo fiorire in questi giorni mentre siamo chiusi in casa. Concludo con un aforisma a caso: Il fiore che sboccia nelle avversità è il più raro e il più bello di tutti (tratto da Mulan: ho fatto Disney Plus, una figata).
Non siamo Lilli Gruber al fronte o Fatto in casa da Benedetta o…
Ecco. Tra le riflessioni personali in quarantena c’è anche questa, rivolta un po’ a chiunque. Possiamo fare tutto, per carità, possiamo renderlo digital, diffonderlo, far crescere i contenuti, ma, dunque, come dire, se si tratta di improvvisazione da quarantena, anche meno. Non è che se ho una bella collezione di pashmine nell’armadio automaticamente posso diventare Lilli Gruber al fronte. Oppure, ancora, non è che se in cucina ho una bella collezione di stampini per i muffin di Hello Kitty allora sono per forza in una puntata dell’unica e sola Fatto in casa da Benedetta.
Sono alle prese con i miei muffin, semmai, facciamoli insieme. Mi piace leggere, vi leggo un monologo, vi faccio compagnia, lo metto sui social, penso al tono di voce, alla lampada per la luce giusta, tutto bello, ma ripetiamo insieme: non sono Giorgio Strehler, non sono Giorgio Strehler, non sono Giorgio Strehler…
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