23rd

Marzo

Come affrontare l’emergenza sanitaria e come spiegarla a un bambino

La psicologa risponde. L’emergenza sanitaria provoca una situazione di panico generale. A questo il bombardamento di notizie dai media non aiuta. Come si può cercare di mantenere la calma e di non lasciarsi prendere dall’ansia?

La psicosi del contagio in questo periodo di emergenza sanitaria si sta diffondendo a grandissima velocità, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato il termine “infodemia”. Così si definisce l’abbondanza di informazioni, alcune accurate e altre no, che rendono difficile per le persone trovare fonti affidabili quando ne hanno bisogno.

La mancanza di risposte certe, i dubbi, non sapere se e quando tutto questo finirà, subire passivamente gli eventi. Sono tutti aspetti che allarmano e, nonostante si provi ad affidarsi alla logica, nel tentativo di essere razionali, ci si scontra con il proprio bagaglio emozionale, che arriva a gamba tesa a stravolgere anche le scelte più pianificate.

Una delle emozioni con cui ci stiamo misurando in piena emergenza sanitaria è la paura

Emozione primaria attivante: è potente ed estremamente utile per la nostra difesa e sopravvivenza. Funzionale a prevenire i pericoli e necessaria ad evitarli. Essa, tuttavia, non può funzionare bene se non è proporzionata ai pericoli. A causa dell’irrazionalità e dell’allarmismo veicolate dai media, si è portati ad ampliare la percezione dei rischi, facendo aumentare il divario tra pericoli oggettivi e paure personali.

La paura si trasforma, quindi, in panico. Ci danneggia e ci spinge a mettere in atto comportamenti impulsivi ed irrazionali. In alcune persone si sviluppa una vera e propria condizione di ipocondria, un disturbo psichico che
si caratterizza per una preoccupazione eccessiva riguardante il proprio stato di salute. Con la certezza che ogni sintomo avvertito possa essere un segnale indubbio di una qualche patologia, l’infezione da Coronavirus in questo caso.

Un virus sfuggente, invisibile, sconosciuto, un elemento incontenibile che ci può annientare, stravolgere le nostre vite, le nostre relazioni e le nostre abitudini. Diventa quindi fondamentale chiedersi: Chi sta controllando cosa? Cioè sono ancora io a decidere cosa fare, o mi sto uniformando alla massa, facendo proprio ciò che andrebbe evitato? (es: affollare i supermercati, gremire le farmacie alla ricerca delle mascherine, riempire le stazioni…).

Dal momento che agitarsi non serve davvero a nulla e non risolve il problema, ecco cosa possiamo fare in un periodo storico di emergenza sanitaria come questo che stiamo vivendo:

evitare la ricerca compulsiva di informazioni e limitarsi ad usare e diffondere solo fonti informative affidabili, ufficiali e aggiornate (Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità);

seguire le azioni di prevenzione individuale indicate dall’Istituto Superiore di Sanità;

evitare di sopravvalutare o di negare il problema con atteggiamenti irrazionali;

dedicarci alle cose che amiamo. Leggere, guardare un film, scrivere, dipingere, cucinare, rassettare casa, dedicarsi alle piantine, fare ginnastica, “coltivare la pazienza, fantasticare e sognare”.

Ascoltare musica, attività in grado di ridurre l’ansia grazie all’apporto di dopamina, la sostanza chimica del benessere;

Riprendere in mano o portare a termine cose importanti lasciate in sospeso;.

fare qualcosa di concreto ( non più di 4 impegni al giorno) di cui è possibile vedere il risultato finale e che permetta di raggiungere alcuni obiettivi, precedentemente prefissati;

pianificare il “tempo della preoccupazione”: prendersi mezz’ora di tempo per accogliere la propria ansia, riflettere sulla quantità di preoccupazione che ne deriva, catturare il momento esatto in cui l’ansia si presenta e accettarla, cercando di capire in quale parte del corpo la sentiamo, fino a farla scemare;

evitare di rimanere in pigiama e prendersi cura di sé;

Normalizzare i propri timori, facendo in modo che non diventino ansia generalizzata, angoscia o panico.

C’è chi è chiuso in casa con tutta la famiglia. Come spiegare la situazione di emergenza sanitaria a un bambino?

È di fondamentale importanza infondere nei bambini quel senso di sicurezza che nasce dal dialogo, dal confronto.

Dalla condivisione delle loro e delle vostre emozioni. Dalla risposta alle loro domande. Cerchiamo di creare per loro un luogo sicuro dove elaborare le emozioni e le preoccupazioni e di dare sempre la nostra disponibilità a parlare serenamente di quello che provano, che li spaventa. Senza tentare di evadere, di cambiare argomento, di scappare dalle loro richieste o di tenerli all’oscuro della situazione. Perché la loro capacità di comprendere e di accettare è superiore rispetto a quella degli adulti.

È meglio proteggerli evitando di esporli troppo ai media. Mostrando loro piuttosto materiale a misura di bambino, adeguato alle loro capacità di comprensione e al loro linguaggio, cercando nel web il materiale più adeguato (video, poesie, articoli, racconti).

Della dottoressa Federica Valle leggi anche:

Quel difficile obbligo di stare a casa, come riuscire a rispettarlo?
La nostalgia in quarantena e la compagnia digitale

Comments are closed.