Immaginatevi una casa bianca, in cui dimora un gatto tutto bianco, circondato da oggetti vintage e di design, candele e angeli bianchi. Fra libri e dischi ecco la sua abitatrice, un’artista dalla candida pelle e i capelli corvini. Simona Seveso ci racconta come, dopo il diploma in decorazione a Brera, è giunta a decorare le città. Da poco conlcusasi, Build Up Expo, alla Fira Milano Rho, dedicata al mondo dell’Architettura e delle Costruzioni, le ha dedicato uno stand in cui esponeva le sue due prime opere di abbellimento urbano
Simona, ritieni che Brera sia una sede di apprendimento valida? Quali sono i pregi e i difetti? E cosa ricordi con più piacere di quel periodo?
“Credo che chi ha avuto la fortuna di frequentare l’Accademia nel mio stesso periodo non possa avere che buoni ricordi anche se ha avuto problemi o quant’altro. Ho incontrato persone meravigliose con cui si passava il tempo a discutere a cercare di capire l’arte e il mondo. I docenti ai tempi erano solidali anche durante le varie occupazioni dove, per quelli come me che ci credevano, erano momenti di impegno reale. La cosa straordinaria era il comunicare alla pari, ma sempre stando al proprio posto. Un giorno un docente disse “Chi pensava di entrare a Brera per imparare a diventare un “artista” non ha capito niente”. Si parla di 15 anni fa e le cose cambiano in fretta. Non so cosa succeda oggi a parte che alcuni studenti di allora insegnano lì.”
Quali lavori di restauro importanti hai fatto?
“Il restauro fa parte del mio passato in cui ho collaborato per il recupero di chiese, ville d’epoca, castelli fra cui Palazzo Borromeo Arese di Milano, Castello di Masino a Torino, Museo Bagatti Valsecchi di Milano, Castello Visconteo di Pavia, Basilica di Santa Maria del Carmine a Firenze. Ho restaurato pezzi di antiquariato e modernariato per la Galleria Colombari la Fondazione Antonio Mazzotta, il Museo della Permanente e il Palazzo dell’Arte della Triennale di Milano, fra cui pezzi di Lucio Fontana.”
Come sei capitata nel mondo della decorazione di città?
“L’architetto Monica Tagliabue mi ha chiamata un giorno del 2002 mostrandomi un paese in completo rinnovamento, in cui l’allora Sindaco e Senatore Cesarino Monti aveva deciso di apportare modifiche sostanziali. Si trattava di Lazzate in provincia di Milano che da allora è diventato il mio bigletto da visita. Mi hanno chiesto di intervenire decorativamente e così iniziai con il dipingere la mappa cartesiana del 1722, i numeri, le vie, i vicoli, i cortili. Tutto dipinto a mano, orologi, insegne, la rosa dei venti, l’asilo infantile, la pieve di Seveso, lo stadio, le scuole medie, il municipio e la sala consigliare. Ora mi trovo a Lesmo, altro paese della Brianza in cui il Sindaco Marco Desiderati ha deciso di prendere esempio e di riportare a nuova luce il centro storico.”
Ci parli dei progetti attuali?
“Progetti ce ne sono molti. Sicuramente mostrare il lavoro fatto a Lazzate e
proporlo nei comuni di tutta Italia. Il lavoro è seguito in tutti i particolari dall’architetto Monica Tagliabue, per l’urbanistica, e da me per la rifinitura. A tal proposito siamo in procinto di ultimare un libro che parla della riqualificazioni dei centri urbani prendendo spunto dal lavoro già svolto.”
Parlaci di altri tuoi lavori artistici in corso a cui tieni.
“Oltre al lavoro di decoratrice ho sempre lavorato a progetti di natura artistica, partecipando a manifestazioni alla Fabbrica del Vapore. A “Citydencefloor 2002 e 2003” partecipavo come giovane artista del comune di Milano con i video “Ikimate love” e “Segreti punto invio”. Ho preso parte alla rassegna di video arte “Visual-e” a Milano, Chiasso e Parigi 2003. Da qualche anno sto preparando un lavoro sul corpo umano e la sua anima e, usando sermpre il corpo come riferimento, sto disegnando una linea di oggettistica per la casa.
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