Una donna coraggiosa che ha deciso di lasciare, dopo dieci anni, una brillante carriera nel mondo del turismo per tuffarsi anima e corpo fra pentole e padelle. “Per qualcuno sarò matta, ma io sono felice”, racconta Mariangela. Palermitana, laureata in economia, ha lasciato la Sicilia più di dieci anni fa per venire a Milano. Città che ama, perché è qui che ha realizzato il suo sogno.
La Cucinoteca è la sua oasi di felicità. Non solo una scuola, piuttosto un luogo d’incontro e scambio come lo erano le vecchie cucine di una volta, fulcro della casa in cui parlare di temi gastronomichi. Un angolo dove condividere saperi, sapori, passioni e in cui divertirsi a qualsiasi età.
I posti del cuore?
“La trattoria Trippa, in Porta Romana, perché è il luogo del cuore per eccellenza: da quando è apparso nel mio quartiere, è subito diventato casa. I piatti deliziosi di Diego e i sorrisi aperti di Pietro, Vincenzo e Marco ti conquistano e non vedi l'ora di condividerli con le persone a cui tieni. La Saketeca (viale Piave), perché vi trovo cibo, sake e persone del Giappone, Paese della cui cultura mi sono follemente innamorata. L'accoglienza di Mika è il perfetto compromesso fra qualità nipponiche e italiane. E il Mom, di nuovo in Porta Romana, perché è come una succursale del divano: è il posto in cui ci ritroviamo a fine serata tra amici “di quartiere”, a qualsiasi ora, qualsiasi sia stata la serata trascorsa da ciascuno di noi, giusto per darci l'ultimo saluto prima di tornare a casa.”
Le esperienze da non perdere?
“La vista di Milano dall'ultimo piano del palazzo della Regione. La pace che si respira dentro l'Orto Botanico di Brera. L'atmosfera surreale di Villa Necchi Campiglio. Le serate di musica dal vivo lunedi al Gattò (Porta Venezia) e domenica all'Upcycle (Città Studi). E ancora, i concerti di Piano City (manifestazione musicale in programma a maggio, ndr).”
Qual è il ricordo più vivo?
“Primo anno a Milano, un pomeriggio primaverile, ero seduta ad attendere un'amica su un muretto di fronte alla chiesa di San Marco. All'improvviso un turbinio di fiori di pioppo ha invaso la piazza, danzando sullo sfondo di mattoni rossi. Sembrava la pioggia di manine nella scena iniziale di “Amarcord”. Ne sono rimasta incantata.”
Milano è
“Una città che si corruccia. Ma l'amo così per com'è. Perché, se sorridesse continuamente, in fondo mi darebbe sui nervi e penserei che abbia qualcosa che non va.”
Amo Milano perché…
“Mi ha permesso di realizzare un sogno.”