30th

Settembre

Olivia Parkes in mostra a Milano

C+N Gallery CANEPANERI apre la nuova stagione nella sua sede milanese con Something From Nothing una mostra personale dell’artista Olivia Parkes.

Pittrice e scrittrice anglo-americana che vive e lavora a Berlino. Il titolo della mostra vuole porre l’attenzione sulle implicazioni sia filosofiche che scientifiche di ciò che Heidegger ha definito nella domanda “perché c’è qualcosa piuttosto che niente” la questione fondamentale della metafisica. La mostra va avanti fino al 13 ottobre.

L’autunno proseguirà nella sede genovese della galleria, con la mostra collettiva While the Vertebrae of Time Continue to Spin che presenterà una ricognizione tra opere recenti di Gillian Brett, Taisia Korotkova e Arseny Zhilyaev, riunite attorno all’indagine sul rapporto sempre più stringente tra tecnologie contemporanee e futuro dell’umanità. A cura di Alessandra Franetovich, la mostra si struttura in un percorso scandito da narrazioni utopiche diverse ed eterogenee, le quali trovano nei paradossi e contrasti che regolano il rapporto con le tecnologie, una chiave interpretativa adatta a postulare visioni di matrice critica. In occasione di START Genova l’inaugurazione il 5 ottobre sarà dalle 18:00 fino a mezzanotte, in Via Caffaro 22R, Genova.

Il calendario espositivo 2023/2024 di C+N Gallery CANEPANERI presenterà poi un ciclo di nuove collaborazioni tra curatori e scrittori internazionali: Mohamed Almusibli, Stefano CastelliDomenico De Chirico, Vincenzo Di Rosa, Sara Dolfi Agostini, Alessandra Franetovich, Vincenzo Latronico, Giovanna Manzotti, Charles Moore,Timmy Straw. Inoltre, vi saranno importanti novità in ambito artistico della galleria.

Ecco alcune parole dell’artista: “Mi ha sempre interessato l’idea che il mondo che vediamo sia veramente solo il frutto di un’allucinazione individuale, plasmabile a seconda delle interconnessioni neuronali di ciascuno. Costruiamo il mondo percependolo e confrontando poi la nostra percezione con la realtà. Ma la realtà è di per sé invisibile, o visibile solo da un numero infinito di prospettive. Che aspetto assume il mondo “là fuori” quando viene interiorizzato da un pipistrello o uno squalo? Mi attrae questa mancanza di confini netti tra il dentro e il fuori, sicché ciò che sembra essere fuori da noi è per certi versi solo un’immagine che noi stessi proiettiamo nel nostro cervello. L’atto della rappresentazione, quindi anche creare un dipinto, si pone in relazione diretta con queste questioni. È un atto di separazione ma anche di sintesi. Un’immagine ci divide dal mondo, ma al contempo unisce anche ciò che è separato”.

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Redazione Milano da bere.

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