Niente panico, evitare di intasare il pronto soccorso. Abbiamo intervistato la virologa Gismondo che spiega cosa fare se c’è sospetto di Coronavirus. Primo step: in caso di tosse secca o febbre alta, contattare il medico di base
Maria Rita Gismondo non cambia idea: il Coronavirus non va preso sottogamba, ma per il momento ha provocato il decesso di persone già affette da una patologia. L’esperta virologa dell’Ospedale Sacco, salita alla ribalta per avere ridimensionato la portata del virus ma non la sua pericolosità (leggi qui), chiede che, da ora, si abbassino i toni e si proceda con assoluta razionalità. Il Coronavirus, come lei sostiene, tende a colpire la fasce di anziani già malati, non ha particolari sintomi e dunque, in caso di tosse secca o febbre alta, è necessario non farsi prendere dal panico e contattare il proprio medio di base. Evitare dunque di correre all’assalto del pronto soccorso, come lei stessa ha dichiarato al nostro magazine.
Dottoressa Gismondo, lei ha usato il termine ‘follia’ per descrivere quello che, da venerdì, sta succedendo in Italia, conferma?
Sì, e il riferimento è relativo all’assalto al pronto soccorso. Si è verificata un’eccessiva portata di panico rispetto alla reale condizione. Ho avuto la percezione del catastrofismo da paura. Avere creato un afflusso così elevato negli ospedali ha messo a rischio la salute di persone affette da altre patologie. Purtroppo il clamore mediatico ha contribuito a questa situazione. Capisco la necessità di dare notizie, ma ora davvero mi auguro e spero che i toni si possano abbassare e che la gente si tranquilizzi. Stiamo dando tutte le informazioni e il supporto necessario. E se devo parlare del mio osservatorio, Milano e Regione Lombardia, si stanno davvero facendo degli sforzi immani perché la gente possa essere davvero tutelata.
Lei ha citato un numero, il 217, in riferimento ai morti da influenza. E qualcuno l’ha criticata…
Non ho intenzione di entrare in una bagarre di basso livello e preferisco dedicare il mio tempo al lavoro. Detto questo, in Italia, consultando dati ufficiali, si registrano da 2000 a 3000 morti indiretti all’anno per vari tipi di influenze. Mentre i decessi diretti oscillano tra i 200 e i 300. Quello che sta succedendo nel nostro paese, a livello di morti, è quindi ben lontano da queste cifre, anche se, guardando quello che sta avvenendo nel mondo, la mortalità del Coronavirus è superiore a quella dell’influenza stagionale.
Ha parlato anche di ‘banali sintomi influenzali’…
Non lo dico solo io, ma è una cosa che viene riportata sulle maggiori testate scientifiche ufficiali. Questo è un virus che sicuramente circola in Italia da più settimane, confondendo i sintomi influenzali con quelli del Coronavirus. Quando un virus arriva in un ambiente ospedaliero si ha una sorta di effetto megafono e si propaga più rapidamente, vista la presenza di gente malata. Non dimentichiamo poi che, in queste settimane, l’influenza di stagione ha raggiunto il picco dei contagi.
Sui decessi da Coronavirus registrati a oggi in Italia, che opinione ha?
Le persone che sono decedute presentavano già delle patologie in partenza ed erano dunque a rischio una volta ricoverate. Una volta indagate abbiamo certificato che avevano anche il Coronavirus, probabilmente perché il loro sistema immunitario era indebolito.
Ma allora i sintomi quali sono?
Quelli non particolarmente complessi. Se si presenta tosse secca e febbre alta, bisogna chiamare il proprio medico curante il quale può attivare tutta una rete di controlli e accertamenti, facendo anche domande specifiche che riguardano spostamenti e contatti che la persona ha avuto in queste ultime settimane. Se poi ci si sente molto male, ci sono i numeri dedicati da contattare come il 112 e il numero verde 800894545. È comunque il medico che, in prima istanza, deve fare una giusta analisi che porti poi a un eventuale controllo successivo. Però attenzione: è anche vero che non tutti quelli che hanno la tosse devono essere indagati.
Quali sono le fasce della popolazioni più deboli e attaccabili dal Coronavirus?
Sicuramente quella degli anziani con patologie. I virus in generale privilegiano alcune cellule rispetto ad altre ed evidentemente c’è una maggiore ricettività con i ricettori delle vie respiratorie di alcuni soggetti e, molte volte, dipende dalle fasce di età. E nelle persone che hanno più di 40/45 anni l’incidenza è maggiore, mentre nei bambini abbiamo visto essere quasi assente.
Come spiega però il decesso dei medici in Cina?
Le condizioni sono assolutamente diverse, in Cina i medici quando hanno contratto l’infezione avevano avuto contatti con pazienti affetti da polmonite e non si sapeva ancora se la causa fosse il Coronavirus. In Italia conosciamo il pericolo e i medici sono allertati, sono muniti di adeguate mascherine necessarie per affrontare casi di pazienti con queste sintomatologie e, di conseguenza, il pericolo è completamente diverso.
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