Serenissima, ma anche insolitissima e segretissima: si parte per un viaggio nella Venezia più insolita e segreta. La città di San Marco oltre i suoi canali, tra fornaci, perlere e giardini segreti tutti da scoprire
Non c’è Jude Law in versione Young Pope, bello come il sole, che saluta la folla dai piani alti della Chiesa d’Oro, la Basilica di San Marco. E non c’è nemmeno Madonna che passa sotto al Ponte dei Sospiri come fa in Like a Virgin, video cult che ha appena compiuto 35 anni. La Venezia insolita e segreta che stiamo per raccontarvi, però, è altrettanto d’effetto e indimenticabile, come le due scene appena citate la prima volta che sono apparse al grande pubblico.
C’è piazza San Marco la sera, dopo cena, lontana dal via vai dei passanti e dei turisti. Ci sono i laboratori e le botteghe storiche negli angoli in cui ci si ritrova quasi per caso, dove cambiano gli scenari, i suoni, gli odori della città. Ancora, ci sono i suoi giardini segreti. I cicchetti nelle osterie di legno e travi a Dorsoduro (come Da Codroma) o con vista su quei ponti che raccontano gli aneddoti più curiosi. Ai pugni, per esempio, sempre sestiere di Dorsoduro, di fronte al Ponte dei Pugni dove due fazioni avverse si scontravano a suon di cazzotti, come voleva un’antica tradizione. Mettetevi comodi. Comincia un viaggio nella Venezia che non ci si aspetta.
Se dovessi cercare una parola che sostituisce “musica” potrei pensare soltanto a Venezia.
(Friedrich Nietzsche)
L’insolito e segreto vetro per mosaico
La musica della Venezia più insolita e segreta è quella della lavorazione del vetro per mosaico. È quella dell’espressione onomatopeica dello stupore, inevitabile nel momento in cui si entra nella biblioteca dei colori della Fornace Orsoni, Cannaregio. Si tratta dell’ultima fornace storica di Venezia, un laboratorio che utilizza gli stessi metodi dalla fine del 1800 per produrre mosaici a foglia d’oro 24K, oro colorato e smalti veneziani in più di 3mila tonalità diverse. Un regno di Oz, ma di vetro, fuoco, fornace e crogioli dove il tempo sembra essersi fermato. Aperta al pubblico gratuitamente, su prenotazione e ogni primo e ultimo mercoledì del mese, la sola fornace a fuoco vivo della città merita una visita per poi trovarsi a discuterne insieme. L’alchimia, il fascino, lo stupore, il senso di mistero del processo dei maestri vetrai è difficilmente descrivibile a parole.
Perlere e impiraresse
Una leggenda vuole far credere che Manhattan fu comprata con delle perle di vetro veneziane. Perle fabbricate a Murano, l’isola dove per secoli si raggruppavano le vetrerie della città, perle dal valore inestimabile, lavorate dalle figure dell’impiraressa e della perlera. Quest’ultima, la perlaia, fondeva con un cannello ossidrico le canne di vetro e realizzava le perle. L’arte dell’infilatura, invece, da cui derivano, anche oggi, preziosi gioielli, si deve all’esperienza dell’impiraressa.
Un pezzo di storia che non appartiene per niente al passato. Simona Iacovazzi, nel suo atelier di Calle delle Botteghe (Perlamadredesign), fa rivivere infatti ancora oggi tutto il fascino di queste antiche tradizioni. Crea, dietro al suo banchetto confuso e coloratissimo, gioielli e oggetti di design ready-to-wear con le stesse tecniche di laboratorio. Nel vicolo di Dorsoduro dove trionfano le botteghe artigiane, maschere, specchi, cappelli, il suo lavoro del vetro è uno spettacolo per gli occhi. E non finisce qui. Nei suoi workshop e laboratori c’è la possibilità di diventare perlera per un giorno.
La Venezia insolita e segreta dei giardini
Un labirinto color smeraldo con più di cinquecento giardini. Un patrimonio verde che si nasconde dietro a palazzi nobili, conventi antichi, spazi espositivi dedicati all’arte o alla cultura. Venezia è insolita e segreta anche per questo: conserva gelosa orti, oasi e parchi che si affacciano sui canali e che non tutti conoscono. Una rete di guide d’eccezione, autori, paesaggisti, esperti, volontari, accompagnano i visitatori alla scoperta di luoghi spesso non così facilmente accessibili. Una colorata, profumata, inaspettata occasione da non perdere. Ci si ritrova a Palazzo Malipiero, non distante da Palazzo Grassi, nel sestiere di San Marco e affacciati sul Canal Grande. Di architettura bizantina, spesso frequentato da Casanova, l’edificio protegge un giardino che si specchia proprio sul canale. Fiori e spazi verdi, dalle ortensie al bosso, circondano la fontana del Ninfeo d’Ercole, il Nettuno, il pozzo degli sposi.
Ci si può ritrovare, ancora, all’interno del giardino posteriore del XXVIII secolo di Palazzo Nani Bernardo. Se pur danneggiato dalla recente acqua alta (dal sito le indicazioni per partecipare alla raccolta fondi) resta un piccolo tesoro che si lascia ammirare nella sua maestosa eleganza estesa in lunghezza e destinato presto a ritrovare il suo splendore. Siamo tra Ca’ Rezzonico e Palazzo Giustinian Bernardo, tra Rinascimento e Barocco per quanto riguarda l’architettura dell’edificio. Tra siepi, cespugli di rose, rose rampicanti, tassi e così via. Bosso, palme, il glicine centenario, il pozzo dell’antica cisterna. E il simpatico cagnolino padrone di casa, veneziano doc. Che si chiama Spritz, naturalmente.