Normalismo significa aiutare il malato oncologico a non identificarsi con la sua condizione patologica, ma a mantenere, per quanto possibile, un normale stile di vita. Anche nell’alimentazione, dov’è concesso persino qualche peccato di gola…
Cosa posso mangiare? È molto più di una semplice domanda che si pone, come sa bene il dottor Salvatore Artale, il malato oncologico. Dal progetto Oncologia e Cucina si sviluppa la volontà di diffondere la cultura dell’alimentazione sana, nella popolazione in generale, e, in particolar modo, proprio nei pazienti con patologie oncologiche. La volontà, ancora, di prevenire gli effetti collaterali dei farmaci e di garantire il 100% di aderenza alle terapie. Da queste volontà, manifeste nel progetto di Oncologia e Cucina, si diffonde la cultura del Normalismo. Il dottor Artale e l’intero team propongono infatti, accanto ai presidi terapeutici (e mai in sostituzione di questi), un programma di nutrizione personalizzato e adattato alle esigenze cliniche. Che rispecchi pienamente il concetto di Normalismo in cucina.
Pensiamo che se al farmaco si aggiunge un’alimentazione controllata il paziente possa vivere meglio (Salvatore Artale)
Il Normalismo in cucina
Con questo termine si indica un concetto di cucina sana, un’alimentazione “normale”, appunto, dov’è previsto, come nella norma, anche qualche piacevole strappo alla regola. Un’alimentazione per tutti, che si basa sul rispetto di una serie di regole, dieci in tutto, istituite dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF). Raccomandazioni quindi approvate scientificamente, che aiutano a stare meglio, a vivere bene. Che si rivolgono al paziente ma anche ai suoi famigliari.
Sul sito di Oncologia e Cucina sono dunque specificate una serie di ricette dedicate a chiunque, con principi alimentari bilanciati. Ricette in grado di fornire un’alimentazione sana per prevenire malattie metaboliche e, appunto, oncologiche. E ai malati oncologici viene posta dunque una particolare attenzione, tenendo conto dei differenti interventi e delle differenti terapie.
Un percorso che conduce all’abitudine di tutto ciò che ci fa stare bene, a vivere normale, a una particolare attenzione alle materie prime. Ad abitudini che riguardano tutti e che ci potrebbero coinvolgere, anche, nel nostro quotidiano. Stare bene e vivere normale, per fare un esempio, significa anche fare attenzione alle etichette dei prodotti del supermercato per imparare a saper scegliere. Quanto ci facciamo veramente caso e quanto questo influenza i nostri acquisti e, di conseguenza, la nostra alimentazione?
Normalismo significa dunque aiutare il paziente a non identificarsi con la sua condizione patologica. Aiutarlo nel mantenere, per quanto possibile, un normale stile di vita, quanto più vicino a quello precedente la diagnosi. Uno stile di vita normale.
Sulla tavola primi piatti, zuppe, secondi, ricette anche vegane o vegetariane. Dolci. “Normale” è infatti anche la possibilità di concedersi un peccato di gola ogni tanto. Una golosa tentazione a cui fa bene cedere. Il paziente non dovrà andare alla ricerca spasmodica di cibi di difficile reperibilità e non dovrà fare chissà quali rinunce. Oncologia e Cucina, con il suo progetto alimentare legato alla filosofia del Normalismo, vuole accompagnarlo nella scelta di un regime alimentare consono alle sue esigenze – spesso dettate dagli effetti collaterali della terapia del paziente – con tutto ciò che è facilmente recuperabile e che appartiene ai nostri valori poiché, in questo percorso alimentare, è di fondamentale importanza la dieta mediterranea 4.0.
Cibi locali, ingredienti semplici la cui coltivazione non comporta inquinamento alcuno (ed è per questo che si tratta di una alimentazione sostenibile). Una dieta che fa riferimento alla cultura dei popoli, essendo mediterranea, popoli che attraverso l’arte della convivialità della tavola si sono uniti (e con essi le tradizioni, le religioni, i valori famigliari). Una dieta economica e, ultimo aspetto, che contribuisce alla prevenzione delle malattie. Un vivere normale con l’attenzione alle materie prime e con tutto ciò che ci fa stare bene. In altre parole, un vivere meglio.
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Leggi QUI la nostra intervista al dottor Salvator Artale
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