11th

Ottobre

Zuzzurro e Gaspare

Andrea Brambilla e Nino Formicola sono conosciuti come Zuzzurro e Gaspare ormai dal 1977 e da altrettanti anni si sono dedicati anima e corpo allo spettacolo, al cabaret, al teatro, sempre con l’intento di far ridere.  Li incontriamo poco dopo la presentazione di Sarto per Signora, la commedia di Georges Feydau fino al 4 novembre al Teatro Manzoni. Disponibili e alla mano, i due si autodefiniscono “artigiani della risata”. 

Quale comicità portate in scena con la commedia “Sarto per Signora”?
Andrea: “Si tratta della classica situazione da commedia degli equivoci, dove i personaggi ne combinano di ogni, per poi riparare i piccoli grandi casini che hanno provocato.”
Nino: “La nostra comicità oggi ha trovato come spazio privilegiato il teatro. Siamo attori ormai di un’altra epoca e il nostro modo di lavorare, il nostro essere artigiani della risata non credo interessi più alla televisione di oggi, semplicemente diversa rispetto a tanti anni fa, ma allo stesso tempo sempre uguale a sè stessa: basta guardare i palinsesti delle reti tv per accorgersene.”

E questo nuovo debutto davanti al pubblico milanese? Gli riconoscete qualche caratteristica che lo contraddistingue?
Andrea: “No, il pubblico è lo stesso un po’ dappertutto. Cambia il grado di affetto in base a quanto viene dato al pubblico stesso: a Napoli siamo stati magari dieci volte e a Milano cento, è normale che ci siano differenze. “
Nino: “Qui a Milano siamo stati più presenti che altrove, abbiamo coccolato la platea milanese più di altre. In ogni caso, il principio che rispettiamo sempre è quello per cui per accattivarsi il pubblico non si deve fregarlo mai, allora “lui” ti resterà fedele.”

C’è qualche momento della vostra lunga carriera che ricordate con nostalgia?
Andrea: “Nooo! Se ho nostalgia di un periodo vissuto trent’anni fa, è perchè io ero più giovane di trent’anni! Casomai ricordo i tempi del Derby e del Refettorio, dove io e Nino ci siamo conosciuti, con tenerezza.”
Nino: “Provare nostalgia per un passato rivela un’insoddisfazione verso il presente, è una spia di qualcosa che non va. A proposito del Derby e del Refettorio, i miei ricordi sono più legati al mio essere stato “spettatore” dei grandi artisti che sono passati di là.”

Quante volte vi siete chiesti “chi ce l’ha fatto fare?” in riferimento alla scelta di passare una vita in teatro?
Andrea: “Praticamente me lo chiedo un giorno sì e un giorno no. Ma il nostro è un mestiere che porta necessariamente a questo genere di riflessione, nel nostro caso si tratta di un pensiero che è diventato uno stimolo ad andare avanti.”

Ci raccontate com’è nato il tormentone “Ce l’ho qui la brioche”?
Nino: “Anche quello, così come il mio nome d’arte nacque per caso, mentre stavamo recitando in uno spettacolo televisivo, in diretta. Nello sketch io dovevo portare in scena un oggetto, ma lo dimenticai in camerino, così, di punto in bianco lasciai Andrea solo sotto i riflettori per andare a prenderlo…”
Andrea: “A quel punto, dovendo improvvisare, non so come, tirai fuori dallla memoria quella frase, quella che rispondevo da bambino a mia madre quando mi chiedeva affacciata alla porta, mentre uscivo per andare a scuola, se avessi con me la merenda e io rispondevo Sì, ce l’ho qui la brioche!”

Il comico va sempre a braccetto con il tragico. Nella realtà attuale cosa trovate sia più tragicomico?
Andrea: “Basta leggere il giornale per rispondersi da soli: tutto.”

E’ passata da un pezzo l’ora di pranzo, i due attori probabilmente avranno una fame da lupi, non resta che congedarsi aspettando di vederli ancora una volta in azione in quello che è diventato il loro habitat naturale: il teatro.

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