Milano è in fermento per l'Expo. Vero. Ma molti, se non tutti, gli operatori della nightlife milanese denunciano una chiusura da parte delle istituzioni. Che la Milano dell'Expo diventi solo una piacevole facciata? Intanto in giro sono ancora in parecchi a non rinunciare alle serate di un certo rilievo come Tommy Tumble. Dj e organizzatore di eventi di marca hip hop, drum 'n' bass ed electro. Abbiamo chiaccherato con lui a tutto tondo.
Oltre che di djing ti occupi dell'organizzazione di serate, quali sono le principali difficoltà che si incontrano?
“Il problema maggiore è la mancanza di spazi. Posti dove i promoter possono organizzare serate sono sempre meno, molti hanno chiuso a causa dell'atteggiamento ostile delle istituzioni. Il controllo non è sbagliato ma è un attimo esagerato, tende a soffocare tante esperienze. Il pubblico c'è però manca la situazione per sperimentare. Sono cresciuto in una città non vorrei ritrovarmi in un paese”.
Il circuito dei centri sociali non è più una valida alternativa?
“Milano è quasi completamente priva di spazi autogestiti. Il Leoncavallo, così come gli altri centri sociali, è una ricchezza per la città bisognerebbe rendersene conto. Una nuova esperienza interessante sembra quella di Lab zero in Ticinese”.
Cosa servirebbe per risollevare la situazione?
“C'è bisogno di fermento, far vivere la città di notte, per ora sono stati fatti solo passi indietro. Serve cambiare il modo di pensare delle persone, dai mezzi pubblici notturni alla burocrazia delle licenze. È una situazione che ti ingabbia, chi cerca di aprire un locale è un eroe. In altre città del mondo i negozi aperti 24 ore, la situazione è diversificata. Al di fuori della discoteca lavorando di notte ti porti a casa la pagnotta, a Milano no”.
Dal punto di vista del clubbing ci sono delle vere novità?
“Diciamo che nella scena post-Crookers non ci sono grandi novità. In compenso ci sono dj storici come Craze & Klever che hanno saputo reinventarsi. Sono dei veri professionisti della tecnica del djing. Il loro nuovo progetto è electro, termine originario che poi confluisce nll'hip hop e nella dance. Uniscono il modo di mixare vecchio stile, scratch e acrobazie a bassi belli grassi, fidget. Sperimentano una certa potenza del suono ma con una ritmica meno aggressiva e più fruibile”.
Cos'hanno in più le città estere? Vogliamo sfatare qualche mito?
“Non sempre tutto quello che si sente è vero, però non c'è dubbio che a Londra e Berlino si trovino situazioni più rilassate. Anche Lubiana, Praga e altre città dell'Est Europa sono dei posti belli da vivere. La Spagna musicalmente non attraversa una gran bella situazione, la qualità è scadente. Una bella soluzione è quella di partecipare ai principali festival europei: Londra, Parigi, Berlino. In pratica è un'overdose musicale che ti basta per tutto l'anno”.