Se il grande pubblico lo conosce come l'autore di Stabat mater, il romanzo vincitore dell'ultimo Premio Strega, chi lo segue da più tempo sa che Tiziano Scarpa è anche un eccellente performer teatrale. Ne ha dato prova all'Hangar Bicocca, con la lettura scenica I versi delle bestie (dove, non serve dirlo, ha confermato le sue grandi abilità interpretative). Lo scrittore veneziano trova qualche minuto per scambiare quattro chiacchiere con noi.
I versi delle bestie, perché la scelta di uno spettacolo sugli animali?
“Molti poeti del Novecento considerati ardui, cervellotici, al confronto con gli animali diventano invece immediati, chiari, quasi puerili. Gli animali riescono a scatenare in loro delle forze espressive profonde. Tra poeti e animali ci deve essere quindi una stretta parentela”.
Raccontaci come è strutturato lo spettacolo, per chi non lo avesse visto.
“Leggo alcune poesie di Gozzano, Trilussa, Primo Levi, Montale e altri, mentre uno schermo proietta Dreamland, il suggestivo documentario della regista lettone Laila Pakalnina: immagini di un anno di vita in una discarica del Nord Europa. Lo spettacolo risale a tre anni fa, l'ho portato in giro nelle scuole e poi mi sono accorto che poteva destare interesse non sono nei ragazzi ma anche negli adulti”.
Parliamo di Milano. Lei ci ha vissuto molti anni, che ricordo ne conserva? C'è qualche luogo o zona a cui è particolarmente affezionato?
“Io sono venuto qui principalmente per questioni lavorative, in realtà. Milano era ed è ancora l'unica città europea d'Italia. La sola che idealmente dialoga con Parigi, Berlino, Londra. Quanto ai luoghi, non è casuale che Milano sia conosciuta anche a livello internazionale per la sua fiera del design, per i suoi bei locali. Secondo me è più una città degli interni che degli esterni, una città che ti ispira a star dentro”.
So che la girava spesso in bici. Immagino abbia avuto qualche difficoltà…
“Ovviamente sì. Bisogna però considerare che Milano, come tutte le città italiane, è stata progettata in un'altra epoca. Il guaio sta tutto lì. Con questo non giustifico le scelte politico-urbanistiche vigenti, dico solo che nel nostro Paese ci sono delle complicazioni che altrove, nella stessa Berlino per esempio, non sorgono. Come si fa a pensare di costruire una pista ciclabile a Brera?! Mi vengono in mente le lettere dall'Europa di John Fante che, riferendosi al traffico automobilistico italiano, parla di “quelle macchinette Fiat” che sfrecciano indemoniate da tutte le parti. A noi mancano gli immensi spazi dell'America”.
Un'ultima domanda sul mondo del web, lei crede stia lì il futuro?
“Non ne sono più tanto convinto. Dieci anni fa avrei detto sicuramente di sì, oggi ho qualche dubbio in più: di fatto il marketing e la propaganda si fanno ancora in tv per adesso. Internet però ha di bello che non è più di moda come in passato e chi ci va lo fa per un reale coinvolgimento, non perché sia la novità del momento. Finalmente il web si va consolidando, con i suoi limiti ma anche con le sue grandi libertà”.