Tastiera elettrica, capelli biondi lunghi e folti, atteggiamenti da pop star. Sembrava uno straniero ma in realtà era un milanese d’adozione, nonostante fosse nato a Zagabria. Al Luminal ho incontrato Sandy Marton, icona pop degli anni ottanta.
Cosa ti ricordi di quel periodo?
“Ho 46 anni. Gli anni ottanta sono stati i più creativi e divertenti della mia vita. Sono stato via dal mondo della musica per quasi venti anni, soprattutto spendendo soldini. Devo anche ammettere che la musica è stata sempre al centro della mia vita artistica”.
Cosa sarebbe stato Sandy Marton senza Claudio Cecchetto?
“Chi lo potrà mai dire. Sta di fatto che è stato lui a scoprirmi, a credere nel mio personaggio. E pensare che quando ci siamo incontrati la prima volta non sapeva neanche che fossi un pianista e scrivessi canzoni”.
Perché sei tornato?
“Ho avuto dieci anni per scrivere questi dieci pezzi nuovi. C’è un ospite d’eccezione nel mio nuovo album: Albano. Durante l’esperienza all’ Isola dei Famosi, abbiamo stretto una bella amicizia e così ho pensato di coinvolgerlo in questo progetto”.
Molti artisti sono equilibristi che camminano su un filo sottile. Hai sentito mai il vuoto sotto di te?
“Sempre. Io sono un Blade Runner, colui che cammina sul filo del rasoio. Per fortuna, non sono mai caduto”.
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