30th

Settembre

Roberto Piccinelli

Indiana Jones del divertimento. Sociologo del piacere. Giornalista, scrittore, grande esperto delle nuove tendenze nel mondo del loisir a livello internazionale. Dal 1997 pubblica la Guida al Piacere e al Divertimento. Chissà cosa pensa della notte milanese, dei suoi risvolti più carnali, se ce ne sono, e di come i milanesi si divertono, sempre che lo facciano.

Spiegaci il tuo ruolo professionale.
“Da giornalista in poi, qualsiasi definizione mi sta stretta, ragion per cui sposo in pieno il non-titolo cucitomi addosso da Milly Carlucci in occasione di una mia serata televisiva: sociologo del piacere. Perfetto mix fra la docenza di Sociologia dei Consumi al Politecnico e la griffe della guida annuale.”

A Milano ci si diverte?
“Ce ne sarebbe la possibilità  se non si ragionasse troppo per stereotipi, compartimenti stagni ed appartenenza a schemi sociali prefissati. Si è perso il gusto della sperimentazione trasversale, fondamentale contro la noia e la ripetitività seriale.”

Come è cambiato, se è cambiato, il divertimento fra oggi e ieri?
“In modo radicale. Nel passato, le tipologie di locali erano poche, mentre adesso c'è la possibilità di scegliere la serata in base al proprio carattere, modo di fare, stile di vita, gusti e possibilità economiche. Da una necessità di “adattamento ludico coatto” si è passati ad una possibilità di “divertimento sagomato ad hoc”.”

Qual è il principale freno alla capacità di divertirsi?
“Il fatto che la città  si crogioli e si erga fin troppo a paladina di un fenomeno chiamato “vetrinizzazione della società”, in base al quale l'immagine personale e circostanziale è sacra. Ovvio, quindi, che la differenziazione cui accennavo si riveli, in definitiva, un po' troppo sbilanciata nei confronti dei locali, peraltro tutti uguali fra loro, dove andare per vedere e, soprattutto, essere visti.”

La notte di Milano com'è? Molti la criticano. Il tuo parere?
“Il problema più grave è la catalessi in cui cade il centro dopo le 22.00. Sono un grande sostenitore delle potenzialità cittadine, troppe delle quali rimangono però inespresse e poca appare la voglia dell'Amministrazione di comprendere che le nuove frontiere del turismo passano attraverso un perfetto bilanciamento ludico. Fatto sta che Milano non è fra le mie top five city da ormai diversi anni. Pare una Ferrari dotata del motore della vecchia Prinz.”
    
Quali sono i locali top a Milano?
“Parlerei di quelli che in questo momento sanno regalare emozioni: Plastic (compie 30 anni nel 2010), Nottingham Forest (i cocktail più creativi d'Italia), Giacomo Bistrot (risto-vetrina di stampo radical-chic), Tunnel (che risorge, qual araba fenice) e N'ombra de vin (l'aperitivo qualitativo che volge all'oceanico).” 

A livello internazionale, quali sono le capitali del loisir?
“Berlino, che nel 2009 festeggia il ventennale della caduta del Muro, ma anche della Love Parade. Shanghai, dove i locali postmoderni nascono come i funghi. E Città del Capo, in cui il trance-sound sconfina nell'erotic-lounge.”

Spesso ti sei occupato di risvolti sessuali: quanto è erotica Milano?
“Potrei cavarmela dicendo che il numero di club privè presenti in città ha pochi eguali, ma se vogliamo tirare in ballo anche escort, girlfriend experience ed actor battuage, beh direi che a livello sud-ombelicale qualcosa vibra, per davvero…”

Comments are closed.