15th

Settembre

Roberto Ciotti

Roberto Ciotti è un musicista di spessore: la sua chitarra ha suonato per Francesco De Gregori, Eduardo Bennato ed è stata protagonista delle colonne sonore dei film di Gabriele Salvatores Marrakesh Express e Turné. Il musicista romano, ospite tra l'altro del Fly Festival, è “il Van Morrison” del blues italiano e lo ha dimostrato nella suo percorso discografico, passando dalle major alle etichette indipendenti. Oltre alla trilogia Changes, Walking e Behind the door (Il Manifesto), Ciotti ha pubblicato di recente il bellissimo live My blues (Suono records), testimonianza dell'intenso rapporto col pubblico.

Roberto, come se la passa il blues in Italia in questo momento?
“Non è di moda ed è decaduto purtroppo. I tempi cambiano e bisogna stare al passo dicendo la propria opinione in modo creativo e in musica, secondo me”.

Chi sono stati i tuoi punti di riferimento?
“Ci sono una sfilza di nomi, per cui potremmo andare avanti fino a domani mattina. A primo acchito mi tornano in mente B.B. King, Jimy Hendrix, Bill Withers, Van Morrison, Steve Winwood, Louis Armstrong, Peter Green e tanti altri”.

Rovistando nella tua discografia, ci sono tre album usciti sotto l’etichetta del Manifesto. Perché la scelta di allontanarti dall’industria musicale tradizionale?
“Perché non mi davano lo spazio adeguato. Adesso è tutt'altra musica dal punto di vista dell'etichetta discografica”.

A parte una certa intimità, quale è il filo che accomuna gli ultimi tuoi tre album in studio: Changes, Walking e Behind the door?
“Novita musicali: l'introduzione di nuovi suoni di chitarre o percussioni dalle minimaliste a quelle latine, canzoni personali e arrangiamenti adeguati per la chitarra e per la ricerca del suono”.

Tutto corre attorno a noi. Come ti muovi e quali sono i tuoi tempi per mettere giù un album?
“Scrivo le canzoni abbastanza velocemente sul filo conduttore del momento,
cercando di interpretare i tempi a mio modo, partendo dal privato. Lavoro sul suono, per me la cosa piu importante”.

I live sono importanti per te, c’è il pubblico. Come è nato My Blues,
splendido progetto musicale dal vivo con Suono records?
“E' nato da Guido Bellachioma, mio amico e direttore artistico di Stazione Birra, uno dei migliori locali italiani. Ho accettato l'invito perchè era una novità ed è stata fatta col cuore, senza pressioni e con i mezzi giusti”.

Internet ha cambiato le regole del gioco. Ti sei adeguato al nuovo mercato digitale?
“In minima parte uso il computer per gli arrangiamenti, e l'ultimo cd live è registrato in digitale. Il web ha cambiato tutto, ma non non ci siamo adeguati completamente a questa invenzione che riserva ancora tante sorprese”.

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