31st

Ottobre

Radiodervish

I Radiodervish nascono a Bari nel 1997 dal sodalizio artistico tra Nabil Salameh e Michele Lobaccaro. La differenza culturale delle loro origini dà vita a canzoni che sono intese come piccoli laboratori all’interno dei quali si svelano varchi e passaggi tra oriente ed occidente, le cui tracce sono i simboli e i miti delle culture del Mediterraneo, luogo di confine che unifica nel momento stesso in cui separa. Un raffinato disegno sonoro tracciato dall’incontro della melodia con testi cantati in italiano, arabo, inglese e francese che affondano le radici sia nella tradizione araba che nella musica d’autore italiana, e che li rende originali ed innovativi nel panorama della world music come in quello cantautorale. Ecco cosa ci racconta Michele Lobaccaro.

Cosa significa sincretismo per la vostra musica e nella vita?
“Sincretismo non è solo mettere cose eterogenee una vicina all’altra, ma accostarle per concretizzarle, perchè la propria identità non può bastare a se stessa. Il sincretismo sta alla base del nostro fare musica e va creare qualcosa di più di una semplice somma di elementi diversi.”

Cosa accomuna l’Oriente e il Sud Italia?
“Tantissimo! Storicamente vi sono sempre stati rapporti fra Sud e Oriente, basti pensare che la Puglia era parte dell’Emirato Arabo e che faceva capo a Costantinopoli, più che a Roma, essendo più vicino geograficamente ai Balcani. Tutte le culture sono risultato di incroci profondi e non è un fenomeno solo moderno. I popoli si sono da sempre mescolati dando vita a nuove civiltà. Come gruppo noi siamo parte di un nuovo modo di fare musica italiana, mischiando diverse etnie. Nelle scuole di oggi già ci sono bambini di differenti nazionalità e fra qualche anno la percentuale di stranieri in Italia aumenterà ancora.”

Secondo te, come mai molti italiani provano grande simpatia per la Spagna?
“Credo che sia un fattore genetico. Sentendo alcune parole del dialetto milanese mi sembra molto simile allo spagnolo e poi pensiamo alla presenza degli Spagnoli, in passato. Nel DNA ci portiamo tante culutre differneti e non dobbiamo avere paura di noi stessi, ma dobbiamo lasciarle emergere.”

Ritieni che vi sia un’identità italiana oggi nella vita come nell’arte?
“Credo che l’Italia possa dare molto alla gente che arriva dall’estero, ma molto si può fare ancora. Noi Radiodervish cerchiamo di portare la mediterraneità al di fuori dei confini riscoprendo Modugno, che fu precursore della Word Music. La canzone “amara Terra Mia parla di emigranti antichi e nuovi e nel video girato con Franco Battiato si evidenzia proprio questo aspetto.”

Com’è collaborare con il Maestro Battiato?
“E’ bellissimo. Da molto tempo vi è fra noi un’amicizia professionale e con la regia del video è arrivata a conoscenza del pubblico. Battiato è un indiscusso punto di riferimento per la musica e un grande ricercatore interculturale.”

Cosa salverà dalla crisi globale che ci affligge?
“La crisi è sempre insita nelle cose, ma bisogna cercare di rilassarsi, capire, dialogare essre curiosi verso l’altro che poi siamo noi. Dobbiamo abbattere i muri per valorizzare gli altri e noi stessi, attraverso le culture.”

Avendo solo tre ingrediente a disposizione, i Radiodervish, che ricetta sarebbero?
“Con solo tre ingredienti si possono comunque cucinare molti piatti diversi, cambiando i sapori con svariati tipi di spezie, per gustare la vita in diverse maniere.”

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