Dopo la nevicata di sabato scorso, ci si chiede: Che Natale è, senza neve? Ironia della sorte, i primi fiocchi che hanno coperto Milano hanno shakerato la città, lasciandola in uno stato di allerta cosmica. Alberi divelti e strade calcuttiane. Come reagire a tutto questo? E come reagireste se un mega fiocco di neve piombasse su un’icona dell’aggregazione giovanile, la verde panchina del parco? Antonio Scoccimarro, tanto giovane quanto gagliardo artista milanese, se l’è figurato, ed eccone il risultato. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui, fra una sigaretta e l’altra.
Già che siamo in tema, cosa ne pensi del Natale?
“Mah, qualche anno fa lo vivevo davvero male. Ero fissato con una profezia di Nostradamus che annunciava la fine del mondo per il Natale del 1999. Poi, il disincanto: ho visto che non succedeva niente. Da allora, mi sono promesso che non avrei mai più creduto a Nostradamus”
Dici che non credi a Nostradamus, ma il caso vuole che tu abbia visto lontano. Un fiocco di neve ormeggia fra rami secchi, e proprio sabato scorso Milano offriva questo spettacolo. Come la mettiamo?
“Ridacchia…Mah, Nostradamus cerca di azzeccare una data di un avvenimento che comunque, prima o poi, farà visita alla vita di ognuno. Viviamo tutti una continua attesa della catastrofe. In fondo, mi sembra che si provi un certo gusto a guardarla.”
E’ la decontestualizzazione della catastrofe a renderla ironica? Oppure, lontana dall’abitudine, è ancor più temibile?
“Credo che sia già ironica in se stessa la rappresentazione di una catastrofe. E’ un concetto, che dal momento in cui l’acquisisci, puoi gestire solo, esclusivamente, con ironia. Altrimenti soccombi.”
Abituati come siamo alle immagini di guerra, a quelle delle calamità naturali, possiamo dire che la catastrofe si è ben radicata in noi visivamente, nel nostro immaginario visivo. Credi, quindi, che anche nella quotidianità si trovi la catastrofe?
“Non credo che siamo abituati alle immagini di guerra; credo che ne stiamo cercando sempre di più. Non possiamo nascondere che vedere una testa realmente sgozzata, ci ecciti in maniera incontrollata. E’ sempre la stessa storia: spesso siamo angosciati dal non sentire la nostra corporeità. E si ha timore di scontrarsi con cose che non abbiamo ancora digerito così bene da poterle esplicitare.”
Ma, in sostanza, devo avere paura di essere colpita da un meteorite-fiocco o allontanare questo pensiero con l’ironia? Cioè: se mi capita sono una sfigata o una figa?
“Non so, io generalmente non riesco ad allontanarla. La paura è atavica, fa parte di noi. L’allontani per un attimo, ma poi l’irrazionalità, grazie al cielo, ha la meglio. Ho voluto, infatti, rappresentare la pesantezza che le cose, considerate le più insulse e normali da altri, possa avere su di me.”
Beh, che dire quindi? buon natale?
“Sono un panetto di burro in fondo… Certo, buon natale e, mi raccomando, facciamo girare a più non posso la macchina degli acquisti, chè l’Italia ha bisogno di noi!”
Sghignazza e si accende una sigaretta…
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