I Terrasonora sono arrivati finalisti a Musicultura 2010, una delle vetrine più prestigiose della musica d’autore in Italia, ma non si sono per niente montati la testa. Sarà che quando c’è in gioco il folk la faccenda si fa piuttosto seria: si tratta di ritrovare le tue radici, ovunque ti trovi, e non è un palliativo come il rock che ti toglie di dosso la rabbia. Una volta si pensava che quando di mezzo c’erano ciaramelle e canti popolari il contorno geografico e scenografico dovesse essere per forza il Sud. Il tempo si sforza di spazzare via i pregiudizi e, mentre all’ombra del Vesuvio si ostinano a coccolare il divismo dei neomelodici, il sound dei Terrasonora sbarca dalla periferia di Napoli e affonda negli animi di Verona.
NEL COVO DELLA MUSICA D’AUTORE – Una live session intima e grintosa quella ospitata sul palco di La Fontana, il covo veronese della musica d’autore che ha visto passare Paolo Fresu, Moni Ovadia, Maria Pia de Vito e Steve Swallow. Mentre i percorsi gastronomici pedalano tra Veneto e dintorni, la musica si fa strada da tutt’altra parte, nel viaggio che va oltre le reminiscenze dei tempi d’oro della Nuova Compagnia di Canto Popolare, degli Zezi o dei Musicanova. La chitarra di Gennaro Esposito fa lo sgambetto al basso di Antonio Esposito, mentre le percussioni di Antonio Gajulli rincorrono le tastiere di Raffaele Esposito, saltellando tra L’America sta ccà, Sotto e ‘ncoppa e Adda girà sta rota, tratti dell’opera prima Core e Tamburo. Fabio Soriano si alterna tra i fiati e voce narrante, facendo echeggiare la memoria lungo le tarantelle seicentesche e classici intramontabili come La rumba degli scugnizzi e Tammurriata Nera.
LA TERZA VIA – Il segreto è tutto lì, nelle due voci insinuanti di Gaia Fusco e Francesco Ferrara, che confessano con i loro movimenti fluttuanti l’anima ribelle che pretende un riscatto sociale. Commozione sulle note di Guardame, il brano che ha conquistato pubblico e critica a Musicultura 2010. I Terrasonora hanno fatto breccia nel cuore dei Veronesi e, dopo la tappa di stasera a Ravenna, ci restituiranno ancora una volta la convizione che c’è una terza via per unire il Nord al Sud: la musica folk.