In mostra a Bruxelles fino al 19 aprile una grande retrospettiva dell’iconico artista e attivista gay dichiarato Keith Haring. Un’occasione imperdibile per un city break alla scoperta di un protagonista degli anni Ottanta che non ha perso nulla della sua attualità
Keith Haring è stato uno dei pittori più importanti della seconda metà del Novecento. Moriva 50 anni fa di AIDS poco dopo aver realizzato in Italia il suo ultimo capolavoro pubblico. Un coloratissimo murale di centottanta metri quadri sulla parete esterna del convento di Sant’Antonio a Pisa, in cui riproduce tutti i simboli che lo hanno reso celebre e per questo intitolato Tuttomondo.
Dopo essere stata inaugurata alla Tate Gallery di Liverpool, la città che dato i natali ai Beatles, e prima di essere esposta in Germania al Museum Folkwang di Essen a settembre, la mostra Keith Haring che
comprende più di 85 opere tra dipinti e disegni di grande formato, poster, fotografie e video, è visitabile al BOZAR, il Palazzo delle Belle Arti nel cuore di Bruxelles (Rue Ravenstein 23).
L’edificio è un gioiello del patrimonio architettonico del Belgio, realizzato da Victor Horta in stile Art Nouveau nel 1920. Un centro d’arte attivo e dinamico che accoglie ogni anno più di un milione di visitatori nei suoi 4.000 metri quadri di spazi espositivi. E poi ancora sale concerti teatri, negozio, brasserie e cinemateca reale.
L’arte accessibile a tutti
Haring fu un autentico e innovativo portavoce della sua generazione. Amico intimo di Madonna, lo invitò al suo matrimonio con Sean Penn (dove si presentò accompagnato da Andy Warhol), che interrogò nel suo lavoro all’apparenza solo pop, ultracolorato e scanzonato, alcune delle questioni urgenti del suo tempo, e purtroppo ancora del nostro. Razzismo, omofobia, tossicodipendenza. Malattie a trasmissione sessuale, dittature politiche e distruzione ambientale. I suoi disegni a gesso nella metropolitana di New York e i murales negli spazi pubblici, tra cui una sezione del muro di Berlino, testimoniano il suo desiderio di rendere l’arte accessibile a tutti e di non rinchiuderla solo nei musei.
La mostra celebra lo spirito creativo degli anni Ottanta, il decennio che ha mandato in frantumi le divisioni elitarie tra cultura alta e cultura della strada. Fu in questo contesto che Keith Haring inventò il suo linguaggio universale. Un linguaggio fatto di segni immediatamente accessibili al pubblico di tutto il mondo. Per questo, amato sia dagli adulti sia dai bambini di ogni età.