23rd

Maggio

Giorgio V., un’estate tra Acetone ed Ibiza  

Chiacchierare un po’ di musica con Giorgio V. è sempre piacevole. A differenza di troppi addetti ai lavori, ha sempre un approccio ottimista e incentrato sulla musica. Il business, quando la musica funziona, c’è sempre, anche se troppi se lo dimenticano restando ancorati al business. 

Resident storico de Le Vele di Alassio, spesso quest’estate Giorgio V. è pure al mixer di uno dei più storici locali ibizenchi, il Tantra. E ovviamente ci sono le sue release su Acetone, la label di Maurizio Nari e Jens Lissat su cui pubblicano la loro musica prima di tutto lo stesso Nari, Stefano Tosi, Sandro Puddu e Max Magnani. 

La sua recente “Tom’s Club” è una vera bomba, perfetta per scatenarsi sul dancefloor… ma sempre con un certo stile. Perché per Giorgio V., il dj non è mai un juke box, ma è un professionista che deve proporre ciò fa divertire e scatenare, ma mai svendersi. “Amo tutti i dischi che ho fatto e il mio obiettivo per i prossimi non è il ‘successo’, ma pubblicare qualcosa che mi piaccia“, spiega. “E che mi piaccia suonare ancora tra qualche anno”.

Com’è, musicalmente parlando, l’estate ’24? 

Trap e reggaeton, tra Piemonte e Liguria, ovvero nelle zone in cui mi esibisco più spesso, continuano a funzionare. Sono i generi che i media propongono di più. E’ ovvio che funzionino e che il gusto di ragazze e ragazzi parta da lì. 

A costa stai puntando dal punto di vista musicale per le tue nuove release su Acetone? 

Non mi interessa andare in classifica. Anzi, non è il primo obiettivo: il mio scopo quando pubblico un disco è realizzare qualcosa che mi piaccia davvero, che mi serva per le serate. Se poi piace a tanti colleghi, bene. Altrimenti non è un problema. 

E’ un ragionamento logico, che però fanno in pochi. Se l’unico obiettivo diventa il successo, il successo non arriva mica. Soprattutto in un periodo come questo, in cui TikTok ed altri media puntano sulla brevità e colpire la pancia dell’ascoltatore, più che il suo cuore. 

Maurizio Nari ha l’ultima parola sulle release di Acetone. E’ prima di tutto la sua label. Guarda alla qualità del lavoro su una traccia ed al suo potenziale. Ma anche per lui prima c’è la qualità. Senza una buona traccia, la top ten non arriva. E quindi ripeto: spero sempre di arrivare in top ten su Beatport e non solo, con le mie tracce… ma non è l’unico obiettivo. Non sono un santo. Oggi, come sappiamo bene noi produttori, da una traccia di successo non si guadagna poi chissà che… per cui avere prima di tutto un obiettivo artistico mi sembra del tutto naturale. 

Qual è quindi la logica con cui produci musica? 

Cerco sempre di creare tracce che restino prima di tutto dentro di me, nel mio cuore. Tutti i dischi che sto facendo con Acetone, sono dischi che che metterò ancora anche tra 10 anni. Ecco tutto. 

Tra l’altro poi i vostri dischi spesso citano sonorità del passato che i più giovani per età non possono conoscere…

E’ vero ed è un bel lavoro far conoscere, in un certo modo, generi musicali che hanno dato vita a capolavori. Se funziona, siamo tutti super contenti, altrimenti non importa.  Io resto comunque sempre vicino alle sonorità funky house. Mi piace l’evoluzione, sempre. Ma poi resto sempre vicino a quelle  voci calde e brani con velocità 126 – 128 BPM. Ed è un sound che piace tanto, soprattutto all’estero.Quello è quello che mi piace. E devo dire che all’estero l’estero funziona, funziona tanto.

Quest’estate suonerai spesso ad Ibiza. Cosa c’è di speciale su quest’isola? 

L’atmosfera. Ci sono vibrazioni uniche. La gente va ad Ibiza per la musica e le discoteche.  Poi c’è anche il mare e c’è tutto il resto. Ma chi è in console sa che pubblico che è lì per ballare… e ha quindi una mentalità musicale decisamente aperta. A Ibiza chi ha cultura musicale e cuore per esprimerla si diverte sempre

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Redazione Milano da bere.

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