A poca distanza dal Lago d’Iseo, lungo il cammino dell’Antica via Valeriana, sorge la Riserva Naturale Piramidi di Zone, un’importante area naturalistica costituita da curiose formazioni rocciose.
Uno spettacolo naturale unico in questa zona, causato dalla progressiva erosione dell’antico ghiacciaio.
Il sentiero delle Piramidi di Zone permette di vedere da vicino queste piramidi di terra naturali, la vista sul lago d’Iseo da Zone e dalla riserva naturale delle piramidi è davvero strepitosa e per gli amanti del trekking da qui partono molti sentieri più o meno difficili.
Ma cosa sono nel dettaglio le Piramidi di Zone?
Si tratta di sculture naturali, formazioni geomorfologiche originate milioni di anni fa, in seguito all’erosione dovuta agli eventi climatici su un deposito morenico. In un deposito argilloso-ghiaioso che contiene grossi massi, l’erosione dovuta agli agenti atmosferici asporta l’argilla ed isola a poco a poco i massi di roccia “lapidea”, che fanno poi da ombrello sul materiale sottostante, dando così origine a queste piramidi di roccia. Questi grossi massi possono avere anche un diametro di 6 metri, e le piramidi più alte raggiungono un’altezza di 30 metri.
Ma questo fenomeno naturale è tutt’ora in corso e quando un masso cade, la piramide di argilla si erode velocemente, fino a che non emerge un nuovo cappello che si trovava all’interno della piramide stessa.
Il percorso delle Piramidi di Zone parte da Cislano, la durata è di circa un’ora e mezza, camminando con calma e fermandosi ad ammirare le Piramidi, è un percorso semplice, ma è pur sempre un sentiero di montagna, quindi sono consigliate scarpe adatte, soprattutto per evitare di scivolare nella parte iniziale in discesa.
Si tratta di un percorso ad anello, lungo circa 1 Km, che permette di vedere le piramidi di roccia sia dall’alto che dal basso, il tutto in mezzo alla natura, e con i colori autunnali il paesaggio diventa ancora più suggestivo. Interessanti e utili sono anche i pannelli informativi che spiegano il fenomeno e le caratteristiche geomorfologiche della zona.
Di Annachiara De Rubeis
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