The World’s 50 Best Bars 2018: si aggiudica il podio il Dandelyan di Londra, l’Italia in classifica con Jerry Thomas di Roma e il milanese 1930
È il londinese Dandelyan il cocktail bar numero uno al mondo secondo la prestigiosa classifica dei 50 Best Bars 2018. A salire sul palco Roundhouse di Londra sono stati Ryan Chetiyawardana, cuore del team, James Wheeler, il general manager e Alex Lawrence, il bartender. Mentre a poco più di un chilometro, sulle opposte sponde del Tamigi, nei pressi di Waterloo Bridge, si trova il secondo classificato, l’American Bar del Savoy. Terzo è il Manhattan di Singapore, che quindi trionfa anche come Best in Asia.
A farla da padrona in classifica sono decisamente Londra e New York, con ben 10 locali. A cominciare dal Bar Termini a Londra (6°) e il NoMad, a New York, al numero 4, Best in Usa e il Dante, salito al nono posto. Già capitale asiatica della miscelazione, Singapore è vanta ben cinque indirizzi in top. Al numero 13, vincitore del riconoscimento come Highest Climber con un salto di ben 34 posizioni, è il singaporiano Native, guidato dal talentuoso Vijay Mudaliar. Altro premio che guarda a Singapore è di certo quello a Joe Schofield, nel team del Tippling Club dello chef Ryan Clift (58° in lista). Premiato come “Bartender dei bartender”, Joe collabora con lui anche sul progetto di consulenza Sensorium.
Il Belpaese? Si piazza nelle posizioni tra la 51 e la 100, con Jerry Thomas di Roma che scende in posizione 52. Come lo storico Nottingham Forest meneghino di Dario Comini, per anni nei primi 50, resta appeno al filo del 99° posto. Entra invece in classifica, al numero 80 il 1930, lo speakeasy di Milano della famiglia del Mag. Tanti invece sono gli italiani che lavorano all’estero, nella parte alta della lista. A cominciare dal team italiano di Agostino Perrone al Connaught Bar di Londra o quello del Dandelyan con Enrico Gonzato, Alfonso Califano e Veronica Di Pietrantonio, senza dimenticare Cristian Silenzi del Savoy.
In Europa, la Spagna si difende bene con l’ottimo Paradiso di Barcellona che entra nella top 50 al posto 37 e il Salmon Guru di Madrid (47°) guidato dal bravo Diego Cabrera. Atene rimane presente con ben due locali, il Baba Au Rum (22°) e il fenomeno The Clumsies (7°). Parigi è alta in classifica con tre indirizzi: Le Syndicat al 24°, Little Red Door (33°) e Candelaria al 42°.
E poi ci sono i premi speciali, come il Sustainable Bar dato all’Himkok di Oslo, in Norvegia (19°), impegnato contro lo spreco. Il Best New Entry va a Hong Kong con The Old Man, al decimo posto, segno che la città è ancora competitiva nonostante un certo appannamento su scala globale. Londra registra anche 4 nuovi ingressi in classifica con il Coupette (18°) appena aperto, lo Scout al 28° posto, Three Sheets 29° e infine Swift al 46° posto. L’America Latina resiste con alcuni importanti riconoscimenti come il One to Watch al Carnaval di Lima in Perù, che è in classifica al 68° posto. Al Connaught di Londra, sceso di un posto e quinto in classifica, va infine il premio Legend of the List.