La conversione di vecchi edifici non è nuova ma dovrebbe diventare una pratica abituale. A Manchester c’è The Deaf Institute, un vecchio edificio vittoriano adibito a ricovero ora fulcro di serate e concerti alternative. Come Now Wave, la clubnight del mercoledì dedicata ai nuovi suoni, i dj garantiscono che non suonano musica più vecchia di due anni. Questo si che è stare sul pezzo. Della vecchia struttra dell’istituto sono state mantenute la facciata, le scale interne e il pavimento in parquet. Alle pareti la tappezzeria naif e moderna è alternata a pattern d’ispirazione classica.
L’edificio è piuttosto piccolo e diviso su tre piani, ogni piano ha una capacità massima che varia dalle 70 alle 260 persone. Il Basement Bar è la zona più lounge e dandy dove gustare un cocktail serale, salendo al pianterreno si trova l’area cafè aperta dalle 9 del mattino fino alle bar session notturne. All’ultimo piano la sala concerti e disco con mirror ball d’ordinanza, divanetti e tende di velluto scuro.
A Milano esperienze simili si vedono raramente, a volte gli spazi industriali vengono riadattati come gli spazi delle acciaierie Riva & Calzoni ora sede della Fondazione Arnaldo Pomodoro, lo Spazio Mil di Sesto San Giovanni creato dalle ex acciaierie Breda, o ancora il Bitte, capannone industriale in via Watt. Bisognerebbe riscire a rendere queste esperienze isolate un’azione programmatica ben definita visto che la città è piena di palazzi vuoti, vecchi capannoni inutilizzati spesso appartenenti al Comune. Aprirli e renderli accessibili a nuove realtà siano artistiche o di intrattenimento non costerebbe nulla.