Da giorni mi chiedo perché la realtà mi appaia più nitida, gli alberi più spogli e ugualmente noi meno accessoriati. Ho pensato: forse perché ci esibiamo meno, facciamo meno attenzione alla moda, alla nostra esteriorità. Viviamo in modalità smart working. Magari più dismessi ma anche più veri
Nello squilibrio mondiale c’è chi prova a controbilanciare cercando un centro di gravità nella semplicità come strategia di resilienza. Prepararsi con largo anticipo per uscire impeccabili in pendant è quasi obsoleto. Ormai il trend è calzettone o a righe colorate o, per i più sportivi, con il baffo della vittoria. Calzettone adagiato all’entrata di casa per invitare le scarpe a rimanere fuori contro i germi da marciapiede. Sopra una bella tuta comoda con tanto di felpa fornita di cappuccio per ripararsi dall’acqua, più che della pioggia, della lavatrice. Siamo dunque spogli non solo di buon umore, ma anche di impalcature a supporto della bellezza. Meno costruzione, trucco e parrucco per maschere (o mascherine) più pulite.
Non sono mai stata abile con i cosmetici, considerando la mia vista offuscata da vicino, la rifinitura degli occhi non è proprio il mio forte. Impugno la matita sognando uno sguardo oltre il confine e, ciò che mi rimane, è un effetto simile a quello di una tartaruga che esce dal letargo: direttamente con gli occhi chiusi. Per sentirmi a mio agio mi faccio bastare una crema viso, un buon profumo e al massimo un lucidalabbra. Intono, subito, una timida risata dato che ora la mascherina ha sancito anche la fine dei riflessi luminosi a sostegno del sorriso. All’arrivederci di rossetti e fard si contrappone l’entrata in campo del burrocacao invisibile più del vetro del display contro le impronte. Ma in fondo a chi interessa, ora come ora, l’apparire. Il grande gioco del piccolo schermo delle videochiamate, con sfondi libreschi e legnosi, apre un nuovo scenario estetico in cui la non perfezione sembra più tollerata. Mostriamoci come siamo, non sono le occhiaie a far paura.
Dipinti fatti con i pennelli da trucco
Mark Rothko, noto pittore statunitense del colore, in un autoritratto, si rappresenta con degli occhiali blu simbolo dei filtri che l’uomo applica nell’interpretazione del reale. Difficile mostrarsi puri e nudi, così come si è, perché spesso le etichette, delle lenti blu e non solo, annebbiano la percezione.
Nel dubbio liberiamoci dei canoni estetici perché ci si può sentire più liberi nella propria naturalezza.
Della rubrica 3minuti leggi anche:
Di notte sogno un quadro dipinto da Pollock
Vedere e non essere visti: accendi la videocamera