Vi abbiamo parlato della nuova viabilità di una delle strade principali di Milano. La pista ciclabile di Corso Buenos Aires, dove ora il limite massimo per le auto è di trenta chilometri orari, causa non pochi problemi. Abbiamo chiesto la vostra opinione e sono arrivate numerosissime risposte. Continuate a scriverci a redazione@milanodabere.it
La pista ciclabile di Corso Buenos Aires a Milano pensata per ridurre il via vai di persone su metro, autobus e tram, dove è più complicato gestire le normative di sicurezza, causa parecchi ingorghi e problemi. L’iniziativa è nobile, ma, se da una parte si pensa alla rinascita della città anche nel segno della mobilità dolce, dall’altra è necessario fare i conti con chi queste strade “rivoluzionate” le attraversa tutti i giorni per andare al lavoro o per raggiungere il centro.
“Semplicemente non siamo abituati”
“È solo questione di abitudine – ci scrive Martina, una lettrice. – Giudichiamo quando ancora è troppo presto. Le piste ciclabili sono una realtà collaudata in molte città d’Europa e il fatto che anche Milano, approfittando della situazione, si stia adattando è solo un buon segno. Semplicemente non siamo abituati. Dovremmo usare tutti, di più, la bicicletta e allora quella via centrale diventerebbe piacevole da percorrere, senza tutte le polemiche. Magari con qualche albero in più al posto di quei posteggi messi un po’ a caso, in centro“.
“L’impatto è devastante”
Marco sostiene: “Sono ciclista da sempre e ho sempre sostenuto la mobilità sulle due ruote. Purtroppo la cosa si complica nella mia bella città di Milano, in cui l’impatto con il traffico automobilistico è devastante. Siamo in una fase di difficile conversione per la (cattiva) eccessiva abitudinarietà all’uso dell’automobile.
L’integrazione di percorsi ciclistici dedicati “cozza” violentemente con il pesante traffico urbano. Soprattutto in alcuni punti nevralgici, come per esempio corso Buenos Aires e c.so Venezia. Qui l’impatto nuoce alle auto in quanto fortemente limitante la circolazione per la riduzione delle carreggiate. Ed è anche molto pericoloso per le due ruote in quanto taglia una forte via di passaggio. A ogni incrocio si rischia di giocarsi le gambe! E questo indipendentemente dai 30 chilometri orari proposti!
Un’alternativa potrebbe essere quella di viaggiare su percorsi alternativi e meno impattanti (per entrambi) al traffico cittadino“.
“Importante proteggere i ciclisti”
Altrettanto chiara è la posizione di Silvia circa la pista ciclabile di Buenos Aires. “Abito in zona Piazza Lima, sono una ciclista. So che cosa vuol dire essere in balia delle auto che si comportano malissimo nei confronti degli altri mezzi di trasporto. Se qualcuno di loro usasse la bicicletta o un altro mezzo non inquinante e che non provoca traffico, Corso Buenos Aires sarebbe meno intasato. E, ancora, non ci sarebbero le code che sono state viste.
Davvero sarebbe per me importante proteggere i ciclisti qui e in tutte le zone dove sono a rischio. In alcuni tratti della pista di Buenos Aires le auto per girare non danno la precedenza alle bici! Bisogna avere mille occhi e fare molta attenzione. Quindi dare regole agli automobilisti, nel rispetto delle bici, dei pedoni e degli altri mezzi di trasporto. E poi… via a tutte le piste ciclabili possibili, fino a far diventare Milano una città che assomigli di più a Berlino o ad Amsterdam. Dove nessuno si lamenta delle piste ciclabili perché c’è una coscienza collettiva ecologista e progressista. Come la mia, e spero quella di sempre più italiani.
Per quanto riguarda i monopattini, credo che sia necessaria una regola a proposito della velocità, non dovrebbero andare troppo veloci quando sono in città, circondati da altri mezzi o da pedoni“.
“Una giusta causa, ma…”
Scrive alla nostra redazione anche Stefano. “Mi reco in Corso Buenos Aires tutti i giorni per lavoro e la viabilità non è affatto semplice. Così come è complicato percorrere il pezzo di Viale Monza più vicino a Buenos Aires, anch’esso con il limite dei trenta chilometri orari. Si tratta di una giusta causa, utile, anche, per ridurre il livello di inquinamento in città, ma lo spazio è troppo stretto e le macchine che circolano sono ancora troppe. Un cambio così radicale nella mentalità di noi milanesi è ancora difficile da accettare“.
La grande maggioranza, dunque, ritiene che il passaggio sia difficile, per il traffico e le difficoltà che causa e, anche, per una questione di abitudine. Aumentano le stazioni di bike-sharing in città, l’uso dei monopattini, crescente, è regolamentato. Tanti sono i cittadini che, anche in inverno, si recano al lavoro in bicicletta. Nonostante tutto questo, però, abituarsi a una svolta green e legata alla mobilità dolce senza step intermedi sembra essere davvero complesso.
Pista ciclabile Buenos Aires: “Bravi, finalmente”
C’è chi, invece, ha preso il cambiamento come una svolta assolutamente degna di lode. “Bravi tutti. Finalmente. Eravamo una delle poche città in Europa, forse al mondo, in cui il centro e le vie delle shopping sono ancora piene di auto ovunque. Molte più strade dovrebbero essere così. Il problema dei monopattini esiste, ma ci vorrebbero corsie dedicate più ampie. Senza macchine. Per esempio, eliminando l’intero passaggio delle auto“. Così scrive Samuele. Facile a dirsi…
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