Amica di Sylvia Rivera, immortalata da Andy Warhol, protagonista su Netflix. La figura dell’attivista transgender Marsha P. Johnson a cui Google dedica il Doodle
Delle due attiviste transgender che principalmente hanno legato il loro nome alla nascita delle lotte moderne per i diritti civili LGBT in Italia è sicuramente più famosa Sylvia Rivera. A lei erroneamente è attribuito il fatidico lancio contro un poliziotto della bottiglia di gin o della scarpa con il tacco che avrebbe scatenato le rivolte allo Stonewall Inn di New York la notte del 28 giugno 1969. La sua amica Marsha P. Johnson – la P sta per Pay It No Mind (non ci presto attenzione) – per quanto immortalata anche da Andy Warhol nella serie di quadri Ladies and Gentlemen, è un’icona del movimento LGBT meno conosciuta nei nostri confini. Non per questo, però, meno importante. Considerate che Antony Hogarty, il cantante dalla voce struggente che adesso è conosciuto come Anhoni, chiamò il suo gruppo “the Johnsons” per renderle omaggio.
La città di New York ha annunciato lo scorso anno che nel 2021 nel Greenwich Village erigerà una statua che le raffigurerà entrambe. Per riconoscere l’immenso contributo che hanno dato alla causa arcobaleno con ruoli di spicco nella fondazione del Gay Liberation Front. Con l’organizzazione STAR (Street Transvestite Action Revolutionaries) e nella lotta all’AIDS con Act Up, per esempio. Quello a loro dedicato non sarà il primo monumento “T” degli Stati Uniti. Sarà il primo nella Grande Mela. Qui già si trovano un’installazione di George Segal in Christopher Park con due coppie omosessuali, una gay e una lesbica, e un memoriale LGBT per le vittime della sparatoria alla discoteca Pulse di Orlando nell’Hudson Park. A Marsha dal 1 febbraio è stato intestato un parco statale di 7 acri di fronte alle acque dell’East River a Williamsburg, un quartiere di Brooklyn. (Sylvia Rivera invece dallo scorso anno ne ha uno intestato a Livorno, il parco di piazza Anita Garibaldi).
È impossibile raccontare in poche righe la sfaccettata vita di Marsha P. Johnson
Sulla morte avvenuta nel 1992 in circostanze mai ben chiarite (le superficiali indagini della polizia dichiararono un suicidio ma i suoi amici non ci hanno mai creduto) indaga il documentario del 2019 The Death and Life of Marsha P. Johnson di David France, attualmente disponibile su Netflix.
Su YouTube è visionabile (con sottotitoli in inglese) Pay It No Mind – The Life and Times of Marsha P. Johnson, documentario del 2012 di Michael Kasino anch’esso basato su filmati d’archivio e interviste. Un’altra fonte interessante, soprattutto per le foto, è il Tumblr The empowering world of Marsha P. Johnson.
In quest’anno dove i cortei dei pride purtroppo non si svolgeranno tra le strade delle città è ancora più importante tenere viva la memoria di tutte le persone che anni fa ci hanno permesso di iniziare a farlo.