Ci è capitato di incontrare casualmente persone conosciute al supermercato o in farmacia, in quei luoghi che è permesso frequentare durante un’uscita giustificata di questo periodo. Tra disorientamento, voglia di comunicare, coscienza che risuona dall’interiorità, cosa significa allora incontrarsi in quarantena? Ecco i pensieri che balenano nella nostra mente quando l’altro si avvicina
Supponiamo di incontrarsi in quarantena, senza intenzione, con altre persone che conosciamo. In caso di uscita giustificata e permessa, ovviamente. Magari al supermercato. Questo innesca interessanti meccanismi. Al momento, l’unico spostamento che è concesso durante l’emergenza sanitaria, appunto, è strettamente legato alla necessità. Lasciare il nucleo familiare solo per approvvigionamento alimentare, lavoro consentito e acquisto di prodotti farmaceutici. Allora capiamo bene che, nella maggior parte dei casi, andare a fare la spesa è l’avventura, l’evasione, l’appuntamento più atteso della settimana.
Inevitabilmente chi ha il privilegio di solcare il confine domestico verso l’ignoto degli scaffali del supermercato, lungo il tragitto, nelle scale del condominio, al parcheggio o alla cassa, si incontra con altre persone. Si osserva l’altro come un alieno venuto da Marte con uno strano accessorio nel volto oppure come un compagno con cui condividere per un attimo la medesima condizione.
L’apparizione dell’altro
Si verificano reazioni differenti nel fatidico momento in cui due anime si incontrano, o meglio, si scontrano, senza volerlo, nei luoghi comuni aperti a dovere. Particolari sono quelle conversazioni di circostanza. Si esce per fare la spesa o per andare in farmacia e si è talmente felici di vedere qualcuno che è altro dalla propria realtà quotidiana, magari un volto noto, che subito un’energia si smuove da dentro. Probabilmente inizi a parlare con sconosciuti, a debita distanza. Chiedi come si trascorre la quarantena, come affrontarla, quanto tempo manca e molto altro. Sei più curioso, più socievole, un bisogno di accorpamento ti pervade. Parli, aiuti, domandi, tutto purché ci sia vicinanza intellettuale.
Dall’altro canto, però, incontrarsi in quarantena accidentalmente, implica un’altra pulsione diversa dall’attrazione verso l’altro. A volte si preferisce, per paura, evitare ogni tipo di contatto con le altre persone. Chi si mette oltre i soliti guanti e mascherina, che ormai possono solo accompagnare, anche un cappello e gli occhiali. Tipo agente in missione segreta che non deve farsi vedere. Cammini accucciato in incognito. Cosa mai dovrai nascondere?
Oppure ancora, ti rechi sotto casa a portare fuori il cane e incontri, per caso, un amico di vecchia data, un compagno di liceo. Un vicino di casa. Limbo: vorresti abbracciarlo forte, ma ti rendi conto che non puoi. Il senso di responsabilità deve prevalere a ogni costo. Quindi lo saluti da lontano, con un po’ di imbarazzo fai un passo avanti e uno indietro. Quasi un balletto. Chiacchieri emozionato felice e in difficoltà allo stesso tempo. Memorabile.
Gli occhi parlano
Infine, incontrarsi in quarantena eccezionalmente, comporta anche avere delle protezioni. La mascherina è il nostro fondamentale alleato. Sempre, per ora, da indossare. I benefici che offre sono molti. Forse, se si vuole trovare una sua limitazione, essa sarà da collegare all’oscuramento di una parte del volto. Difficile rinunciare alla nostra espressività, al sorriso, alla mimica. Vorrei sottolineare, però, che i nostri occhi rimarranno, comunque vada, liberi di osservare e comunicare. Lo sguardo ha una potenza indiscutibile. Guardare, guardarsi ed essere guardati possono includere intimità, profondità e intensità. Gli occhi ci salveranno e saranno loro veicolo, più che mai, delle nostre emozioni.
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