Aluà è il giovane streetartist ‘papà’ degli omini rosa che riempiono i muri di Milano. “Di notte, quando la città dorme, cerco un muro che mi ispiri”. E sulle sue creazioni racconta: “Siamo noi, in un mondo più colorato, sui muri grigi della città”
Tutti dicono che non c’è, ma io che l’ho visto so dov’è, si fa trovare sui muri delle strade di NoLo e dintorni. L’omino rosa risiede qui “Da 7 anni circa, perché qui è nato ed è qui che ho iniziato a fare Street Art. Sui muri di questo quartiere, che poi è il mio. Ma si possono trovare anche a Lambrate, in Porta Venezia e corso Buenos Aires, gli omini rosa vivono sui muri di Caiazzo, Porta Genova e nei sottopassi del quartiere Bicocca“. Parole, opere (e niente omissioni) di Aluà, classe 1987, calabrese di origini, il padre degli omini rosa che, di sicuro, anche voi che state leggendo in questo momento avrete visto da qualche parte.
Pittore, streetartist, “creativo autodidatta”, Christian Aloi, questo il suo vero nome, si trasferisce a Milano e la riempie della sua arte. Con le sue mostre gira l’Italia, espone anche a Londra, ma fa sempre ritorno a NoLo, “È il mio quartiere di riferimento, è come se fossi cresciuto lì“. Alcuni dei suoi omini rosa hanno le ali, volano, si sorreggono, sorreggono dei cuori. Lanciano messaggi. Fanno la pipì, si fanno un selfie.
Com’è nata l’idea dei tuoi omini rosa?
Dopo una ricerca di stile e di linguaggio che ho fatto negli anni. Un modo per potermi esprimere e raccontare il mondo che mi circonda in chiave un po’ fantasiosa e ironica.
Inutile dirti che ricordano un segno distintivo di Keith Haring…
Sì! In effetti me lo hanno detto parecchie volte e la stilizzazione dell’ominide lo ricorda; ma la mia ricerca è partita dai graffiti preistorici e non posso smentire che è passata anche attraverso la pop art, quindi anche Keith Haring.
Sul significato del colore rosa si leggono un sacco di cose. Il rosa dovrebbe essere, principalmente, il simbolo della capacità di dare e di riceve amore. Si legge che il rosa significhi passione e vitalità nell’amore per gli altri e per se stessi. Si legge, anche, che è un colore in grado di alleggerire la mente, di allontanare i pensieri negativi, di infondere la capacità del perdono. Corrisponde tutto?
Sì, corrisponde tutto. Ho fatto anche una ricerca sul colore e quello che trasmette. Il rosa è ambiguo e targettizzato: lo si utilizza spesso nelle lotte in merito ai diritti fondamentali e per sensibilizzare l’opinione pubblica su determinati temi. Un colore che trasmette serenità e uguaglianza e spicca molto vicino ad altri colori.
“Riportano i fatti i cronaca, la quotidianità, i problemi di tutti giorni sui muri della città”
Chi sono e cosa fanno i tuoi omini? Quanti sono?
Gli #ominirosa siamo noi, proiettati in un mondo più colorato. Sono nati con sembianze ibride e senza volto, così che tutti si possano identificare. Senza sesso, così che nessuno si senta discriminato. Gli omini rosa provano a portare messaggi positivi reinterpretando ironicamente e nel loro stile i fatti di cronaca, la quotidianità e i problemi di tutti i giorni sui muri grigi della città.
Quanti siano non lo so. Forse centinaia. Sparsi a Milano, Roma, Napoli, Caserta, Catanzaro, Lecce, Gallipoli e Londra. Nel corso degli anni hanno girato un po’.
In che modo finiscono sui muri o sulle saracinesche della città? Mi racconti il percorso per intero? Dall’ispirazione al momento del giorno, o della notte, in cui prendono vita lì dove tutti li possiamo vedere…
Gli omini sono preparati a casa dipingendoli con l’acrilico su carta da pacco. Se voglio mandare un messaggio specifico parto ovviamente da un’idea e da una bozza creativa, mentre se voglio andare di istinto dipingo direttamente e poi vedo cosa esce. Solitamente non ho in mente i muri dove verranno attaccati, tranne rari casi.
Di notte, quando Milano dorme, giro a piedi per le strade dei quartieri fino a quando non vedo un muro che mi ispiri. Lì davanti inizio a bagnare la carta con la colla liquida e a impregnare il muro della stessa colla per poi cercare, nel minor tempo possibile, di far aderire l’omino al muro e andarmene a passo svelto.
C’è un episodio curioso legato alla creazione di un omino? Qualcuno che ti ha fermato per chiederti che stavi facendo…
C’è stato un caso a Catanzaro: avevo adocchiato un centro commerciale in costruzione ma abbandonato, un giorno ho scavalcato varie ringhiere ,sono riuscito a salire sulla balconata che affacciava su strada e lì ho cominciato ad attaccare gli omini. Mi avranno visto i residenti e quando sono sceso in strada mi sono trovato davanti le forze dell’ordine! Quando ho spiegato cosa avevo fatto e la tecnica utilizzata mi hanno lasciato andare senza alcun problema.
Ti è mai successo di doverli togliere perché obbligato, o perché, appunto, sei stato “beccato”?
Mai! Al massimo li hanno tolti le persone che non approvavano. O che se li volevano portare a casa…
Un tuo parere su Milano?
Milano si ama e si odia. Negli ultimi anni mi piace molto di più e ho imparato ad amarla. Tra Rovereto e Porta Venezia mi sento a casa, il mio quartiere di riferimento, appunto, è NoLo.
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