Cercando Manzoni a Milano: itinerario sui luoghi della vita e della letteratura del Manzoni, ovviamente.
Chiesa di San fedele – Corre l’anno 1873 quando Manzoni cade davanti alla Chiesa di San Fedele, quella caduta gli provoca la morte dopo circa due mesi: da questa chiesa, che tanto rappresenta per Manzoni, possiamo percorrere i luoghi della Milano romantica, vissuta da Manzoni, negli anni del Risorgimento italiano.
Casa di Manzoni – In via Morone 1 è ancora possibile visitare la casa dove Manzoni ha trascorso gran parte della sua vita e dove ha ricevuto Verdi, Garibaldi, Balzac. La casa-museo fino al 5 agosto offre un percorso di lettura dei Promessi Sposi, ogni lunedì, martedì e mercoledì dalle 19 alle 19,45. Il salotto manzoniano rappresenta nell’ottocento un vero e proprio luogo di incontro dove si decidono le sorti della nascente Italia; alle 5 giornate di Milano, tanto celebrate da Manzoni, partecipa anche uno dei suoi figli e si concludono con la presa di Porta Tosa, da allora ribattezzata Porta Vittoria.
La carestia e la peste – Don Lisander, come lo chiamano i milanesi, ama passeggiare per le vie di Milano e forse dal suo girovagare nascono alcuni spunti creativi per i Promessi Sposi: Renzo partecipa all’insurrezione al Forno delle Grucce, situato nella Corsia dei Servi, e più tardi finisce nella trappola dell’oste della Luna Piena. Il governatore Gonzalo Fernandes de Cordova lascia Milano da porta Ticinese tra gli insulti della popolazione a causa della carestia.
Manzoni descrive una Milano in preda alla carestia ed alla grande pestilenza: il primo caso di peste si registra a San Babila e gli untori diffondono la peste sulle panchine di piazza Duomo. Il Lazzaretto è uno dei luoghi più tristemente ricordati nel romanzo. Renzo, Lucia e Fra Cristoforo vi trascorrono le loro giornate: ecco come ne parla Manzoni “Il lazzeretto di Milano…è un recinto quadrilatero e quasi quadrato, fuori della città, a sinistra della porta detta orientale, distante dalle mura lo spazio della fossa, d’una strada di circonvallazione, e d’una gora che gira il recinto medesimo. I due lati maggiori son lunghi a un di presso cinquecento passi; gli altri due, forse quindici meno; tutti, dalla parte esterna, son divisi in piccole stanze d’un piano solo”, gli unici resti sono visibili oggi in via San Gregorio tra Corso Buenos Aires e Via Tadino.
In piazza Vetra vengono giustiziati come untori Gian Giacomo Mora e il Piazza e viene innalzata la Colonna infame dove c’è la casa del Mora corrispondente all’attuale via Gian Giacomo Mora 1: di tutto ciò rimane una targa con l’iscrizione, che si trova nei musei del Castello Sforzesco.
Don Lisander si trova ricordato tra i grandi dell’Italia al cimitero monumentale