Anche Milano ha i suoi giardini golosi. Forse un po’ segreti, ma li ha. Basta varcare la soglia di alcuni ristoranti, attraversare le sale interne e sbucare in un altro mondo, fatto di verde e di atmosfere bucoliche, con baluginanti candele a creare il fatidico gioco di luci e di ombre. Insomma, c’è un’Arcadia anche in piena metropoli, con i suoi silenzi e con i suoi ritmi più lenti. Dove profumano i fiori e dove i sapori vengono accarezzati dalla fresca brezza della sera. Stregata dalla luna.
BONTA’ LAUREATE – Al Pupurry, i bocconi portano l’alloro intorno. Anzitutto perché sono lodevoli, preparati con meticolosità dallo staff di cucina capeggiato da Giorgio, e poi perché si possono assaporare comodamente seduti nel giardino coronato da una siepe. Di alloro, ovviamente, che orchestra con altre piante suggestioni magiche. Quelle che sanno di romanticismo, suggellate dal tremolio di tante candele. Atmosfere charmant perfette per una serata tête-à-tête ma anche in compagnia, visto che il grande tavolo rotondo da 16-24 commensali assicura il massimo della convivialità. Da assaggiare, insalata di finocchi e arancia con un filo di olio al basilico; gazpacho servito in coppa champagne; ossobuco di mare, con risottino all’asparagina e coda di rospo a latere; risotto al salto (bello e dorato); risotto al lime, Martini Dry e gamberetti; spaghetti alla Bisanzio (freschissimi perché saltati con basilico e pomodorini); tagliolini gamberi e Glenlivet (un po’ piccantini e accoccolati nel guscio di una granseola); catalana di gamberi; tagliata di tonno scottato alle erbe fini con giardino di verdure di stagione e la mitica tartare di Scottona, preparata davanti agli occhi dell’ospite. E per finire? Sorbetti: al pistacchio, pepe nero e gin; alle fragole e mirto; alla crema e nocino e al cioccolato e rum.
IL GIARDINO DI GIANNINO – Bello il dehors che sta sul davanti del locale, incorniciato da una verdeggiante siepe che isola dalla strada. E bello pure il giardino coperto, che sta, invece, sul retro. Un’oasi raccolta e appartata, dove godersi una serata in santa pace. Senza l’incubo dei temporali d’estate. Mangiare da Giannino è sempre una piacevole esperienza. Merito di una gestione attenta e precisa. Quella dei simpatici titolari Joseph Ghapios, Lorenzo Tonetti e Diego Mangano. E merito pure dell’alta qualità della cucina, con pasta fatta in casa, pesce fresco e ricette della tradizione preparate con naturalezza. Piatti classici che non hanno nulla da invidiare a quelli creativi, perché preparati nel pieno rispetto delle materie prime, senza tanti fronzoli e inutili orpelli: insalata di mare tiepida con ruchetta; carpaccio di piovra e gamberi con insalatina novella; calamaretti in guazzetto di fagioli all’occhio nero; cappelletti al ragù bianco di vitello; ravioli di magro burro e salvia; orecchiette scampi e zucchine; risotto alla milanese; tagliolini ai fiori di zucca e filetto di branzino; tartare di manzo; filetto di Fassone con ristretto di Brunello e piccole verdure; bianco di branzino con patate e asparagi; calamari, scampi e fiori di zucca in frittura croccante; e per, finire, sorbetto al limone e vodka, tiramisù, e torta di mele calda con gelato.
SOTTO UN CIELO VERDE – Verde sopra la testa. Verdi le tovaglie. Verdi i gilet dei camerieri e un po’ di verde pure sulla cotoletta alla milanese (ricoperta di pomodorini e rucola). Il ristorante (oltre che locale storico) Da Berti ha un’anima amena, incarnata in un grande giardino, con tavoli tondi e quadrati orlati da sedute in ferro battuto. Quelle un po’ in stile Liberty, che tanto fanno déjeuner in sur l’erbe. Anche se poi si mangia nei piatti. E che piatti. Lombardi, soprattutto: risotto alla milanese, agli asparagi e con zucchine e scamorza affumicata, minestrone semifreddo di riso, pasta fatta in casa, vitello in tutte le “salse”, carne alla griglia (il barbecue è in giardino), girandola di formaggi (fra cui Gorgonzola, Strachitunt Valtaleggio e Formai de Mut) e tanti dolci al cucchiaio preparati da una pasticcera francese. Da accompagnare a una carta di oltre duecento vini. Un servizio accurato e impeccabile, assicurato da Gigi Rota, figlio della titolare Enrichetta Colombi Manzi, incoronata Cavaliere della Repubblica. Il merito? Aver saputo valorizzare la cucina italiana.
CENETTA IN CAMPAGNA – “G”, come gerani, glicine e gelsomini. E “g” pure come giardino. E quello de Al Garghet è uno vero, tanto che pare di non stare a Milano ma in campagna. Ghiaia per terra, seggioline a ghirigori in ferro battuto e panche in pietra (ingentilite da soffici cuscini) a incorniciare tavole rotonde dalle belle tovaglie a fiorellini: una piccola oasi tranquilla, dove trascorrere una cena serena all’insegna di pietanze naturali e genuine. Quelle di una volta, rustiche e rassicuranti, volute dalla titolare Emanuela Cipolla e pronte a riportare all’infanzia. Ecco allora il minestrone freddo, il risottino saltato, i nervetti con le cipolle, i mondeghili (le morbide polpettine lombarde) e la cotoletta del Garghet (larga, piatta e croccante). Senza dimenticare che per l’estate la lista si arricchisce pure di prelibatezze più leggere come la tartare di manzo, il carpaccio con crema di melanzane, i ravioli ripieni di ricotta e fiori di zucca con crema di zucchine e i maltagliati al pesto con fagiolini e patate. Perché, come dice Emanuela: “la via del sale parte dal mare, arriva a Milano e passa da Al Garghet”. Tra un gracidare di rane.
ALL’OMBRA DEGLI OMBRELLINI – Se, poi, invece, del solito iter culinario made in Italy, si volesse fare un viaggio in Oriente, nessun problema. Basta approdare al Vietnamonamour e la cena con bacchette è servita. In un graziosissimo giardino coperto (con tetto di vetro), tra pareti floreali dalle rosate tonalità e ombrellini esotici. Un angolo intimo e accogliente, dove lasciarsi tentare da pietanzine delicate come i nem (involtini di sfoglia di riso croccante di carne, verdure e noodles) su insalata e menta; coccio di verdure di stagione cotte nel latte di cocco e curry con riso bianco profumato; cha ca (filetti di branzino marinati con curcuma, salsa nuom man, aneto e pastadi gamberi) su nido di noodles di riso e broccoli; e coulis di mango alla crema di yogurt.
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