3rd

Ottobre

Tavolozza mediterranea

Lui fa il cuoco. Ma ama tanto dipingere. E si vede. Nei suoi piatti c’è armonia e sintonia cromatica. C’è il sapore che diviene colore. C’è un cibo buono e bello al tempo stesso. Perché Carmelo Paternò, patron del ristorante, il senso estetico lo esprime stando ai fornelli, con il suo simpatico cappello a quadrettoni che ricade da un lato come quello dei pittori. Intanto Carmela, la compagna, entra ede esce dalla cucina servendo a tavola le pietanze. Una coppia perfetta, legata dall’amore per il buongusto. Lei campana. Lui siciliano di Capo d’Orlando. Lei proveniente da una famiglia di ristoratori. Lui ristoratore, prima per passione e poi per professione. Tre anni fa hanno deciso di aprire insieme un bar, il Chocolate Café, per poi trasformarlo in una piccola oasi gourmet. Senza cambiarle il nome.

CASA DOLCE CASA – Due i locali, intimi e raccolti. Arredi semplici, pochi fronzoli e tutto il piacere di sentirsi come a casa, viziati e coccolati da un servizio cortese e dal sorriso dei gestori. Un posticino dove si sta bene, fra pochi tavoli, atmosfere rilassate, la luce baluginante delle candele e un po’ di musica di sottofondo. Con il rosa antico delle tovaglie a regalare qul tocco d’antan e le comode sedute in midollino chiaro ad assicurare comfort e relax. Non manca nulla. Neppure la certezza di assaporare ricette dalle delicate sfumature mediterranee.

PROFUMO DI MARE – Si vede il sole nei piatti di Carmelo. E si sente il buon profumino del mare. Perché in cucina il pesce arriva fresco ogni mattina, giunto dritto dritto dal mercato ittico. Materie prime di qualità, a cui lo chef aggiunge la sua vivace fantasia per realizzare leccornie di palese impronta mediterranea. Manicaretti leggeri, in cui i gusti si distinguono tutti, sublimati da un bel giro di olio extravergine. Per non parlare dei colori, visto che ogni ingrediente è come una pennellata nel bel mezzo della portata. Ecco allora il rosa acceso dei gamberi giocare con il giallo degli agrumi e il verdino della julienne di finocchi; il violaceo del “salmì” al Nero d’Avola incontrare il bianco della piovra; e il rosso pomodoro dell’intingolo dei totani duettare con il candido ripieno realizzato con mollica ammorbidita, ciuffetti di calamari, uovo e gamberetti. Una bontà tenera tenera, in cui il rito della “scarpetta” diventa obbligatorio. Per poi assaggiare le altre golosità in carta, come il girotondo di crudo (morbida tartare di tonno, scampetti di Manfredonia, carpaccio di tonno e tartufi e ostriche a seconda del mercato); i gamberi con i ceci; la piovra tiepida alla mediterranea (con cipolla di Tropea, sedano, olive e pomodori); il gratinato misto della casa (capesante, scampi, gamberi e cozze); il sauté di cozze e quello di vongole e, in stagione, la raffinata insalata di porcini e scampi. Prelibatezze che fanno gola. L’importante è lasciare un po’ di spazio per i primi, visto che meritano: spaghetti alla messinese (con tonno fresco, capperi, olive taggiasche e pomodorini); linguine all’astice; tagliatelle con gamberi e zucchine; risotto al nero di seppia e i succulenti bucatini alla siciliana, accoccolati fra due foglie di melanzana fritte con tanto di spolverata di ricotta infornata. Una meraviglia per occhi e palato. E per secondo? Orata o branzino a piacere (al vapore, alla griglia, all’acqua pazza o con verdurine stufate); medaglioni di tonno fresco all’aceto balsamico; fritto di trigliette; cotoletta di pesce spada e zuppetta di pesce dello chef. Per chi, invece, preferisse la carne, ecco le declinazioni della Chianina: fiorentina, filetto, costata, tagliata e fatta a straccetti con le verdure.

FRA NETTARI E DESSERT – Vanta un centinaio di etichette la carta dei vini, selezionati con cura fra aziende note e meno note. Da provare? L’Amaranto di Italo Cescon, un uvaggio veneto di cabernet, merlot, cabernet franc e marzemino), lo Syrbah di Convivio (nero d’avola e cabernet sauvignon), l’Amarone di Aldegheri, il Greco di Tufo de La Casa dell’Orco, il Sauvignon e il Gewürtraminer Letrari nonché il buon Passito di Pantelleria Assùli di Baglio Caruso. Magari con i dolci. Che qui sono ottimi: sia fatti in casa (crostata di frutta, torta di pere e cioccolato, tiramisù e panna cotta ai pistacchi di Bronte), che fatti arrivare da Palermo, come la cassata e i cannoli, cialde e ricotta di capra rigorosamente divisi fra loro. Tanto, è poi Carmelo ad assemblarli al momento. Per un miglior apprezzamento.

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