Qui, Pulcinella non balla la tarantella, ma un seducente can can alla Toulouse-Lautrec. E la solare cucina partenopea nonché la cordiale simpatia del titolare napoletano Nicola Cascella sposano amabilmente uno stile Liberty esibito sottovoce e in toni delicati. Insomma, la banalità è bandita, per lasciare spazio a un luogo sui generis, familiare ma al tempo stesso intimo e romantico, dalle atmosfere soffuse e un po’ d’antan. Un ambiente raccolto e rilassante, scandito da piccoli tavoli tondi e quadrati, musica d’amore francese in sottofondo e un’attenzione maniacale ai dettagli. Senza dimenticare qualche tocco ironicamente scaramantico, del tipo salino anti iella al desco e biglietto da visita in “platino” come omaggio portafortuna alle signore.
RICETTE VERACI – E pure audaci, visto che spesso vengono declamate dal menu con modo intrigante e accattivante. Capace di fare innamorare il palato, avvolgendolo in un morbido abbraccio. Sì, perché quella degli Amici del Liberty è una cucina dall’anima sincera, materica e di sostanza ma anche raffinata ed elegante. E soprattutto di qualità, fatta di ingredienti freschissimi (anche perché non vi sono freezer e la spesa viene fatta quotidianamente). Risultato? Piatti semplici e preparati espressi, baciati da ‘0 sole mio e, in genere, dal sole del Sud d’Italia. Ecco allora il gattò di patate a fare da apripista (e apripasto), la mozzarella di bufala (che arriva ogni giorno, dal lunedì al sabato) in tempura napoletana; i fiori di zucca farciti con ricotta di bufala, scamorza e basilico; i calamari ripieni di orata e verdure; lo sformatino di piovra, patate e gamberetti su passatina di ceci; e le capesante calde con bandana di pancetta tesa su crema di zucca. Per poi tuffarsi sui primi, di pasta fatta in casa o secca di Gragnano, come i taglierini cardinalizi con scampi e barbabietola rossa e gli ziti con melanzane, spada, pomodoro, finocchietto selvatico e ricotta grattata. Infine, approdare ai secondi: ‘O gran sushi napoletano (carpaccio di gamberi, polpo, tonno e salmone); millefoglie di spada al forno alla caprese; gran gratinato di mare; rombo chiodato con patate e olive di Gaeta; e tagliata di tonno al sesamo con tortino di patate e carciofi. Da abbinare a vini italiani come la Falanghina del Beneventano, il Fiano di Avellino, il Greco di Tufo o il Lacryma Christi del Vesuvio firmati Mastroberardino, oppure il Nozze d’Oro di Tasca d’Almerita.
SE PO’ FA – Nel senso che si può chiedere anche qualcosa di extra menu. Tanto, gli ingredienti si assemblano al momento e nulla vieta di creare un piatto ad hoc. Se, invece, si vuole scegliere un menu degustazione, basta ordinare il “festival della mandibola”, ritmato da aperitivo, alici marinate, melanzane alla parmigiana, boule dell’infedele (patata ripiena di stoccafisso mantecato), cavatelli con moscardini, gamberetti e fiori di zucca e spigola all’acqua pazza (30 euro, bevande escluse). Ai dolci, invece, non si può dire di no: pastiera, orgasmino (mousse di vaniglia e gianduia), tantra voglia (soufflé di cioccolato fondente al profumo di arancia), brivido caldo-freddo (un bicchierino di cioccolato caldo e uno di zabaione freddo), tiramisù (servito in cialda di cioccolato con ciuffo di panna), delizia al limone e fruttini della Costiera Amalfitana e gelato al pistacchio con peperoncino e tequila.
LA SALETTA – Oltre alla sala più grande, ce n’è una più piccola, capace di ospitare una dozzina di persone. Ideale per cene o pranzi privati, incontri romantici o di lavoro. Una sorta di salotto, con tanto di specchiere, lampadario e credenza Liberty e chaise longue per accomodarsi nel dopocena, sorseggiando rosoli (al limone, cioccolato, liquirizia e anice a arancia), grappe, rum, liquori e vini da meditazione. Un angolo personalizzabile in toto, dal menu alla carta dei vini, passando per la musica dal vivo, con arpa e flauto traverso. Tant’è che si può persino richiedere il “maestro dei fornelli”, ovvero un cuoco che cucini in diretta piatti flambé. Sia di carne che di pesce.
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