BARBARICA VERITA’ – Immagini di un Sud tutt’altro che solare e prosperoso, ma nero, che si schiaccia tra i ruderi, le macerie e i suoi personaggi disperati.
E’ il quadro comico grottesco, cinico, di un Sud che annega nella sua decadenza, ma che allo stesso tempo si prende in giro, perchè ha voglia di ridere e di sfociare dal riso in pianto. Per dirla con una frase di Mimmo Cuticchio in risposta a Ghezzi: “A Palermo si dice che i panni sporchi si lavano in casa propria, Ciprì e Maresco hanno avuto il coraggio di stendere le mutande cacate fuori dal balcone”. Quella che ci mostrano non è artefazione, ma una fetta di cruda verità.
VISIONI MUSICA E CUNTO – In questo evento musicale/teatrale Ciprì e Maresco attuano un montaggio di immagini nello spazio, di suggestioni. Dalle scene proiettate sullo schermo entrano ed escono la musica di Enrico Rava e di Salvatore Bonafede e la voce, il cunto di Mimmo Cuticchio. Le sonorità del pianoforte, della tromba e della recitazione non sono più protagonisti e si muovono, navigano nel testo visivo senza togliere o aggiungere niente, cercando di cogliere le emozioni al momento opportuno, come nel jazz.
Ma cosa avvicina questi strumenti e il cunto? Hanno in comune l’improvvisazione, uno spazio dato, anche di pochi secondi, ma libero, dove la creazione è in fieri.
ASSENZA – In questa serata al Teatro dal Verme dedicata a Palermo manca però Franco Scaldati. Diversa quindi dallo spettacolo bolognese (Bologna è stata l’unica data prima di ieri sera a presentare questa composizione) studiato ad hoc per La Milanesiana. Per sopperire alla loro mancanza gli autori hanno inserito la presenza fantomatica di Scaldati, che diventa virtuale e compare a destra del grande schermo per recitare la preghiera a Santa Rosalia e dialogare con il Cucinè virtuale proiettato a sinistra della scena. Sul palco erano presenti tre schermi posti a chiudere come quinte della scena abitata da Rava, Bonafede e Cuticchio.