Abbiamo appena festeggiato la Giornata della danza promossa dall’Unesco e una buona notizia arriva dalla Biennale di Venezia. Nell’ambito del Festival Internazionale di Danza Contemporanea, il grande coregorafo Jirí Kylián è insignito con il Leone d’Oro alla carriera.
KYLIAN TRA CLASSICO E MODERNO – Chi c’era agli Arcimboldi lo scorso dicembre all’appuntamento con il Balletto Nazionale di Praga ha captato il valore nutrizionale di quelle coreografie: semplici e insinuanti, dinamiche e dense. Dietro quella versatile compagnia c’era lo zampino di un grande nome della danza contemporanea. Il pubblico milanese sa bene quanto Jirí Kylián abbia saputo propagare l’interesse per il suo lavoro. Abbiamo un occhio di riguardo per il ballerino praghese perché in ogni movimento ha frazionato classicismo e modernita: classica è l’impalcatura scenica, moderno è ogni impercettibile movimento. “Umanista senza barriere, Kylián ha messo la sua creatività al servizio della comunicazione tra i popoli – raccontano dalla Biennale – dalla sua Praga alla Germania all’Australia all’Olanda al mondo, con l’acume di un talento, positivo e benevolo, a cui nulla è estraneo di ciò che vive su questa terra”.
UN BAGLIORE DAL CORPO – Zigzagando nel suo diario, c’è sempre un senso di spostamento, il desiderio di un confronto: dai primi passi a Praga alle esperienze londinesi fino a quella residenza artistica al Nederlands Dans Theater, dove concentra nuove energie e traiettorie. Alla fine gli anni settanta il Festival di Spoleto coglie questo bagliore vivente in quel gioiello scenico che è Sinfionetta, e da allora Kyliàn ha spalmato coreografie in mezzo mondo. “Penso che abbiamo bisogno di forze positive, abbiamo bisogno di bellezza oggi più che mai… – ha dichiarato Kylián – Certamente credo nel concetto di bellezza universale, e la ricerco continuamente in ogni persona, in ogni danzatore, perché ciascuno di noi porta in sé quella fiamma, quel colore, quello splendore, che rappresenta la bellezza universale”.
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