L’ALLESTIMENTO – Un palcoscenico pieno di stracci colorati, due tavoli, due poltrone, due materassi anch’essi patchwork e una scala da imbianchino. Questo è quello che attende lo spettatore all’ingresso della sala del Teatro Leonardo Da Vinci, da anni ormai sala privilegiata della compagnia Quelli di Grock, dove fino a domenica 25 giugno va in scena l’ultima produzione della storica compagnia milanese, Ubu Re di Alfred Jarry.
UBU RE – Testo fondamentale per i teatranti, ma ancora pressoché sconosciuto al grande pubblico nonostante i famosi allestimenti della compagnia dell’Elfo, l’Ubu Re nasce nel 1896 dalla penna dell’irriverente Jarry come commedia per burattini e ombre cinesi e proprio questo lato stereotipato e burattinesco è quello che viene maggiormente sottolineato nella messa in scena fatta a quattro mani. I registi grockiani Susanna Baccari e Claudio Orlandini hanno scelto di dirigere la “seconda generazione” della compagnia nata dalla scuola milanese di via Muzio, ovvero quattro (solo quattro? con tutti i personaggi presenti nel testo di Jarry? Ebbene sì!) giovani, ma bravissimi attori cresciuti tra le fila degli allievi più promettenti.
GIOVANI E PROMETTENTI ATTORI – Max Zatta nei panni principalmente del collaborazionista e successivamente antagonista di Padre Ubu, il capitano Bordure; Marco Oliva interpreta invece il protagonista dell’opera, concedendosi dei falsetti piagnucolosi davvero divertenti e tratteggiando un Ubu forse ancora più meschino ed inetto di quello che ci consegna lo stesso Jarry. Pietro de Pascalis rende più realistico rispetto agli altri il suo Bugrelao, l’unico figlio sopravvissuto di Re Venceslao massacrato per brama di potere da Padre Ubu (le risonanze Macbettiane non sono casuali). Infine la bravissima Manola Vignato che con la sua energia esplosiva tratteggia una Madre Ubu (vero motore dell’azione) come una Lady Macbeth stracciona, ma altrettanto determinata.
MUSICHE – Ultimo ingrediente da notare sono le musiche, realizzate ad hoc da Gipo Gurrado, sono usate come elemento drammaturgico vero e proprio, costruite sulle azioni e sulle sensazioni dei personaggi, regalandoci atmosfere che vanno dalla lirica alle chitarre rock.
FORMULA GROCK – Questi dunque gli ingredienti miscelati con cura attraverso la nota formula “Quelli di Grock” e cioè (per semplificare) tanto movimento, cambi di scena a vista, coreografie che legano scene e sostituiscono alcuni passaggi drammaturgici. Le scenografie e i costumi sono stati realizzati da Carlo Sala in collaborazione con gli allievi del corso “Tecniche di elaborazione del costume” dell’Accademia di Brera.