Potrebbe sembrare fratello gemello del teatro-cucina, ma in questo spettacolo la gastronomia è soltanto un pretesto. Il Kaiten-zushi, il tipico locale nipponico dove si serve riso e pesce crudo su una nastro trasportatore, è il protagonista di Sushidio. Un pulp-teatrale ideato da Valentino Infuso e prodotto dal Teatro in Polvere, che sarebbe piaciuto a Quentin Tarantino. Un uomo e una donna, lui che sembra uscito da un film dei Cohen e lei una principessa ripudiata dal mondo visionario di Kurosawa, si ritrovano, si amano, in un dialogo indefinito di citazioni (la sigla di Megaloman per il rapporto perverso tra uomo/robot), memorie (il brano Planet O e le reminiscenze sadomasochistiche) o fantasticherie gogliardiche.
Così il mondo nipponico si distende tra le sue idiosincrasie e Infuso ne denuda le contraddizioni, soprattutto nelle scena più poetica e visionaria: la città che si è risvegliata dopo le bombe di Hiroshima e Nagasaki e adesso è figlia di un Paese che sprofonda nel kitsch, nelle distrazioni occidentali perchè di orientale è rimasto ben poco. Sulla scena ci sono anche i bravi Valentina Fogliani e Fabio Pagano, che torneranno nelle nuove repliche dall’11 aprile. E gli spettatori? Saranno lì a gustare il loro sushi senza sapere che anche loro sono destinati a far parte della stessa sarabanda.