Milano ha bisogno di sperimentare, rischiare, tornare a guardare all’innovazione, se vuole che la scena milanese esca dal torpore di questi tempi. Spettacoli e concerti che stimolano poco i cartelloni ce ne sono purtroppo, e di solito a rischiare di più è proprio il pubblico pagante. Il Teatro degli Arcimboldi, nella sua veste di epicentro polifunzionale, potrebbe essere proprio la location per un nuovo slancio: “il Teatro degli Arcimboldi si è dimostrato meta prediletta del pubblico milanese, in specie quello giovanile – ci spiega il neo direttore artistico Gianni Morelenbaum Gualberto – Nella nostra città sembra mancare curiosamente la contemporaneità meno ufficiale e paludata, la ricerca cosmopolita, il dialogo creativo interculturale e interetnico, l’attenzione a un pubblico giovanile”. La nuova stagione potrebbe essere un bagliore di luce nell’ombra, con un percorso di proposte che si legano attraverso la musica classica, jazz, pop, il teatro nelle sue diverse sfaccettature, alla ricerca di passato e futuro.
FUTURO E INNOVAZIONE – La sfida comincia con nomi che possono davvero contenere il presagio, gli stimoli giusti per la consapevolezza che il nuovo può essere dietro la porta accanto. E’ qui che ci sono l’astro di Peter Stein con il suo Faust Revisited, o meglio Faust Fantasia (24 novembre), l’energia di Klaus Maria Brandauer con War and Pieces (5 dicembre), o la monumentalità della sperimentazione scenica del XX secolo di Robert Wilson negli attesi The Temptation of St. Anthony (11-16 dicembre), I La Galigo (11-16 febbraio 2008) e Die Dreigroschenoper (date da definire). La musica può tratteggiare la tribalità, agli antipodi della metafora della comunione della partitura con provocazioni dal sapore di jazz, sotto il vessillo della contestazione artistica: John Zorn (23 novembre), Steve Bernstein & Millennial Territori Orchestra (2 marzo 2008), Ahmed Abdullah’s Ebonic Tones (11 maggio 2008), Anthony Braxton (30 giugno 2008) e Hermeto Pascola & Aline Morena (4 luglio 2008).
SGUARDO ALTROVE – “Esistono solo due tipi di musica: quella buona e quella cattiva”, sosteneva Kurt Weill. E questa massima potrebbe estendersi ad ogni forma di spettacolo. La danza e il canto israelita arrivano in diverse serate con Chava Alberstein (28 febbraio 2008) e la Kibbutz Contemporary Dance Company (22-23 maggio 2008), e poi ancora il Balletto del Teatro Nazionale di Praga (17 dicembre), il Cedar Lake Dance (5-6 aprile 2008) e il Diavolo Dance Theater (10-11 giugno 2008). E le nuove tecnologie? Possiamo trovare una collocazione scenica più definita alla ricerca della multimedialità? Rispondete a queste domande dopo aver visto gli allestimenti di The Light Surgeons (22 novembre), Joshua Roseman & Constellations (1 marzo 2008), Philip Jeck & Gavin Bryars (3 marzo 2008). Infine, in questa cornice interessante, si segnalano Money, Opera Hip Hop di Gene Protsker (8 maggio 2008) e Cats di Andrew Lloyd Webber e Thomas Stearns Elliot. “L’intento non è stato, ovviamente, di articolare un pot-pourri alla ricerca del consenso più o meno unanime – conclude Morelenbaum – Le scelte attuate mirano ad offrire un panorama specifico e il più possibile vario e dinamico delle possibilità culturali oggi alla portata del pubblico, per quanto in gradazioni diverse”.
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