Il nome è quello della “Perla d’Oriente”, ma con questa splendida città non sembra avere niente a che fare, lo Shanghai Cafè di via Sammartini. Ci si deve arrivare intenzionalmente, vista la zona un po’ fuori mano e isolata, ma questo non sembra essere un problema. E’ sabato sera, e non credo ai miei occhi: non siamo sui Navigli, eppure l’ingresso del locale sembra esplodere di teste.
Supero la selezione all’ingresso, ed è quasi un male: la calca dentro è fittissima, agitata. Le ragazze si dimenano negli angoli che riescono a crearsi tra un tavolo, un gruppo di uomini, le cameriere che cercano di arrivare incolumi alla meta. La musica a tutto volume inebria e fa scatenare; davvero brava la band che propone le cover di pezzi anni ’70-’80, ma anche pezzi internazionali e nazionali attuali, dall’alto di un soppalco arredato con delle biciclette. “Perchè le biciclette?” Mi chiedo. “Forse per creare un legame con Shanghai? Ma allora perchè il biliardo?”. Il tavolo da gioco, infatti, troneggia al centro del locale. Ovviamente in questo contesto nessuno vi si è accostato per giocare, anzi, per scorgerlo in mezzo alla folla ti ci devi proprio impegnare.
Lo storico locale di Milano, che da dieci anni, ormai, propone le sue prelibatezze e le sue serate registrando quasi sempre il pienone, in questa fase del giorno o, meglio, della notte, perde le sue sembianze di ristorante e si trasforma in una sorta di discoteca a luci accese. Il target della gente in cui mi imbatto è tra i 30 e i 40 anni circa, giovani sposi che hanno voglia di divertirsi in compagnia di altre coppie di amici, oppure gruppi di uomini e di donne alla ricerca di nuovi incontri, per rendere più elettrizzante la serata. Non c’è un biglietto d’ingresso, nè la consumazione obbligatoria, ma, se decidi di bere, il cocktail si paga piuttosto caro: 10 Euro.
Esco trafelata dopo appena un’ora dal mio ingresso nel locale. Vi ho respirato il desiderio di ebbrezza di corpi che si lasciano andare, l’intenzione di lasciarsi alle spalle lo stress di una settimana e di liberarsene in modo catartico. Sono sudata anch’io, che non ho ballato.
Comments are closed.