La città è una peste temibile quanto allettante, quando calano le tenebre. Sono notti da guardare negli occhi sfidando la luna minacciosa, quelle di Opera Notte. Senza cuore, con la Compagnia Teatrale Dionisi e la regia di Valeria Talenti, in scena fino al 24 febbraio alla Fabbrica del Vapore.
LE TRAME OSCURE DELLA NOTTE -Il testo di Renata Ciaravino si nutre di zone d’ombra, in un gioco d’azzardo fatto di equilibri precari, iperboli percettive e durezza sensoriale. Giulio Baraldi, Emiliano Brioschi, Alex Cendron, Silvia Gallerano, Carmen Pellegrinelli e Lorenzo Piccolo compongono e distruggono i tasselli di un mosaico nero dove scorre l’immenso e fa paura.
FRA RETI E PRIGIONI DI MUSICA E AMORE – Una rete invasiva delimita corpi di prostitute in cerca di occasioni per sfondare e di donne annoiate, la cui disperazione è palpabile da smorfie, scatti e contrazioni irregolari. Gli stessi corpi trasudano glitter e sudore: boxer rossi emergono come linee di confine in vortici di movimenti strozzati e allucinati. La musica è intensa, tremante e sibilante: divora asfalti, incontri carnali, morti e facciate vane a ritmo di casualità. Il buio è una prigione voluta, imposta, una dimensione di rassegnazione, un limbo, una ricerca, il nulla. Ma una domanda – spunto critico per lo spettatore e stimolo per la regia – resta: perchè scandagliare gli abissi di coscienza, le paure, gli odi, le oscurità ricorrendo sempre ad un’umanità al margine? Resta anche un filo sotteso, la sola via d’uscita, l’unico spiraglio di luce: una richiesta che accumuna prostitute e poeti, centralinisti e disoccupati, pazzi e banali, depressi, annoiati e attivisti: l’amore.
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