Il Volo a Sanremo 2019 con Musica che resta per festeggiare i dieci anni di carriera. A Milanodabere raccontano: “Siamo nazionalpopolari? Non è mica una vergogna”
Loro sono un trio – all’erta e pieni di brio, verrebbe da dire, però non è Daitarn III. Non ci sono nemmeno meganoidi ma solo centinaia di fans che aspettano i ragazzi de Il Volo in concerto a Sanremo 2019. Piero, Gianluca e Ignazio sono il trio italiano che ha conquistato le platee internazionali vendendo milioni di dischi in tutto il mondo. Incontriamo i tre ragazzi – giovanissimi, vestiti un po’ da nonni, vabbeh – nel backstage del Festival, dove la loro carriera è nata dieci anni fa. Nel frattempo hanno duettato con Barbra Streisand e Placido Domingo, hanno riempito l’Arena di Verona e il Radio City Music Hall di New York. Sono acclamati in Europa, America e Giappone. Ancora, il loro canale YouTube ha più di un milione di iscritti. Insomma, tanta roba. A Sanremo gareggiano con Musica che resta, brano del loro album Musica, in uscita mondiale il 22 febbraio.
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L’ultima volta eravate praticamente dei bambini. Differenze?
Gianluca: Dal punto di vista musicale è cambiato poco. La nostra formula funziona e accontenta il pubblico. Ora, rispetto a dieci anni fa, ci sono artisti nuovi nel campo musicale, quelli che in un solo anno sono riusciti ad avere un grandissimo successo discografico o che hanno riempito i palazzetti in pochissimo tempo. Il sistema musicale è cambiato ma noi non cambieremo mai, saremo sempre gli stessi.
Il Volo a Sanremo 2019: “Condividiamo tutto, tranne le fidanzate…”
Inutile negarlo, su quel palco siete sempre molto emozionati.
Piero: Vero, ma siamo qui con lo spirito di festa. In molti hanno il timore della gara e della competizione, ma viverla con questa attitudine non è la strada giusta. Bisogna divertirsi.
Dite la verità. Siete un trio, fate sempre tutto insieme, insomma, andate davvero d’accordo?
Ignazio: Siamo in tre ma se non fossimo compatibili non ci sarebbe un gruppo. Siamo tre solisti ma siamo un gruppo solo. Viviamo insieme ogni giorno, non è facile, anche perché non ci siamo scelti ma ci hanno messi insieme per realizzare il nostro gruppo. Siamo fortunati, ci vogliamo molto bene, condividiamo tutto, le giornate, la musica, le fidanzate, no, anzi, quelle no.
C’è chi vi accusa di essere ‘nazionalpopolari’…
Gianluca: Essere nazionalpopolari non è mica una vergogna. Cerchiamo di abbinare le nostre voci classiche alla musica contemporanea e lo facciamo sentendo un forte legame con l’Italia. Si cerca dappertutto di essere internazionali ma la cosa più originale da fare è essere italiani.
C’è chi vi accusa, anche, di non cantare temi impegnati.
Ignazio: E perché dovremmo? Ci sono già artisti bravissimi che fanno queste cose, come Cristicchi o Silvestri. Noi facciamo crossover, il bel canto. Non facciamo i cantanti lirici, non facciamo l’opera e non facciamo pop.
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