14th

Giugno

La Favola di Filippo Timi al cinema (e al Mix Festival)

La surreale commedia teatrale di e con Filippo Timi en travesti diventa un film esilarante e geniale. Tre giorni nelle sale e all’inaugurazione del Mix Festival al Piccolo

Sposerò Filippo Timi, mi dicevo qualche anno fa quando cominciai a scrivere di lui e a seguirlo, film dopo film, libro dopo libro, teatro dopo teatro. Di lui colpisce, fin da subito, il genio. Impossibile da spiegare diversamente. Mezzo cieco, balbuziente (a sentirlo recitare non lo si direbbe mai), tenebroso, quel genio lo rende il capo dei cattivi quando interpreta il Duce nel film Vincere di Marco Bellocchio, per fare un esempio – oppure il più divertente, cinico e sfacciato personaggio di Shakespeare, rivisto da lui a teatro mentre si circonda di scenografie elettro-pop al neon e si veste di chilometrici mantelli viola ricoperti di fiori.

Il genio di Filippo Timi si incontra di nuovo al Franco Parenti, qualche anno fa, quando quel matto perugino s’inventa Favola: una pièce teatrale in cui veste i panni – e che panni – di Mrs Fairytale, una casalinga disperata dell’America degli anni Cinquanta che parla con un cane imbalsamato, si veste con abiti esagerati e vive in una casa perfetta. Uno spettacolo in cui Timi en travesti si rende conto di essere un punto di riferimento, a tutti gli effetti, di una cultura queer che non abbandonerà mai più, a cui troppo spesso strizzerà l’occhio ma che, anche i più critici, riusciranno a perdonare.

Filippo Timi e Lucia Mascino in una scena di Favola

Filippo Timi e Lucia Mascino in una scena del film Favola, nelle sale dal 25 giugno

La messinscena, con i suoi continui sold out, diventa uno spettacolo teatrale dal successo di pubblico e di critica mai sentito prima. Ecco, allora, ancora una volta, il genio. Favola diventa un film, al cinema il 25, 26 e 27 giugno (qui per conoscere le sale) e diventa il manifesto con cui aprire l’edizione 2018 del Festival Mix, rassegna milanese di cultura cinematografica LGBT+. Favola, divertentissima commedia, piena di trovate surreali, un po’ grande cinema di Hollywood e un po’ il nostro Carosello, diventa l’occasione per diffondere certi messaggi.

Filippo Timi ha di nuovo fatto centro. Per tornare all’inizio: non l’ho sposato, alla fine, ma l’ho intervistato, anche in occasione dell’uscita del lungometraggio diretto da Sebastiano Mauri. Non gli ho chiesto, però, se si ricordava di quella volta, anni fa, in cui lo incontrai al Rolling Stone, locale oggi chiuso, quando gli ho detto che volevo sposarlo, ma si è congedato con un veloce bacetto sulla guancia che però, ah, vabbeh, fa niente dai.

Filippo, la tua Mrs Doubtfire ora è protagonista anche al cinema, dopo il successo teatrale. Quanto tempo hai impiegato per tornare a vestire i panni della borghese Mrs Fairytale?
Devo ringraziare il truccatore e l’acconciatore, ci sono voluti, ogni volta, 4 ore di trasformazione e di lavoro per diventare lei. Vogliamo parlare della fatica di portare un bustino che ti sposta gli organi interni? Bisogna sopportare ingombri, tacchi alti, la gonna ampia, i tavolini bassi degli anni Cinquanta, facevo cadere continuamente ogni cosa.

Interpreti una donna esagerata, per la trama del film, ma devota al marito, come accadeva un tempo.
Quelle donne dovevano essere sempre perfette per il marito, lavare, stirare, pulire la casa e poi essere perfette la sera, al rientro. Devo dire che sono diventata una femmina orgogliosa. Proporrei a qualunque uomo di stare un giorno a casa con il bustino a fare le faccende e poi farsi trovare perfetto per l’ora di cena.

Dal teatro alle sale cinematografiche con la stessa opera. Differenze?
A teatro hai sempre la risposta del pubblico: mentre reciti, ti nutri continuamente delle risate e delle reazioni di è seduto in platea. Capisci subito se qualcosa ha fatto ridere o se non è piaciuto. Sul set questo non è possibile: giravamo le scene più divertenti e alla fine del ciak c’era sempre un silenzio di tomba. Faceva uno strano effetto. E poi c’è stato, adesso, un arricchimento di personaggi e di ambienti. La macchina da presa coglie tutto del personaggio, al cinema devi farti guardare. A teatro, invece, devi arrivare.

Filippo Timi è Mrs Fairytale

Filippo Timi è Mrs Fairytale al cinema con Favola

Il tuo personaggio è una donna che indossa dei vestiti da Favola. Qual è stato il tuo preferito?
L’abito che mi ha dato più soddisfazioni è stato quello rosso, quando ballo il mambo. Pieno di paillettes, paillettes ovunque. Poi c’è anche quello dell’ultima scena, quando sono una donna in nero, con la veletta in testa e con dei tacchi altissimi con delle fiamme: è il momento in cui finalmente faccio i conti con mio marito. E poi finalmente non avevo più la gonna a campana, non rischiavo di buttare giù a terra più niente.

Il film fa ridere ma fa pensare anche molto. C’è un messaggio in particolare che vorresti lanciare?
Nelle sale vorrei vedere tutti, il tema è per tutti. Si sfugge dall’argomento dell’identificazione sessuale, si parla di donne e di emancipazione femminile, qualcosa di attualissimo. Oggi in parlamento ci sono troppe poche donne, sembra di essere tornati negli anni Cinquanta, nell’epoca di Favola. In questo caso ho scelto questo periodo proprio per esasperare la divisione tra maschi e femmine, era un’epoca in cui la moglie con il bustino era costretta a innamorarsi della lavastoviglie.

Filippo Timi e Lucia Mascino

Filippo Timi e Lucia Mascino in una scena del film

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