Sketchbook, chine, fumetto, collage, quadri. Nel dubbio tra arte e design, giovani rampanti sperimentano i mezzi espressivi a loro più congeniali. Un white cube fitto-fitto di opere dove sono esposti tutti gli amici della galleria Limited di Giacomo Spazio, e sono proprio tanti (e carini), per la mostra The Mix – Up.
HORROR (VAQUI) – Il giorno dell’inaugurazione nel baccano festante qualcuno è straripato sulle scale, talmente era affollato. Cosi come le opere: per farci stare tutti quanti, una tela è finita dietro la porta. Un guazzabuglio di opere che oscillano tra il design, la street art, la pubblicità rivisitata, i collages, qualche ritratto a matita. Il tutto per descrivere mondi paralleli, personaggi allucinati, fumetti violenti, mostriciattoli, penne conficcate nella carne, robot che invadono la terra, occhi spalancati che ti guardano ovunque.
MULTIPLICITY – Ma non è tutto LSD e attitudine underground, altri palati possono essere soddisfatti dalle storielle di Maicol e Mirco, due note schegge impazzite del fumetto sotterraneo nostrano; i lavori Luigi Presicce, artista hot nella scena milanese ipercontemporanea; i personaggi evanescenti di Paola Sala; una tavola del Prof. Bad Trip, storico fumettista italiano prematuramente scomparso e già celebratissimo. E poi nomi promettenti che devono ancora farsi largo, come Thomas Ray (già una personale all’attivo alla Limited), che dice di non avere punti di riferimento da indicarmi “Più che altro coordinate approssimative, stimoli. Bergman, Wong Kar-Wai, Chaplin, Cronenberg, Browning, Park Chan-wook, Pasolini, Lynch…e tantissimi altri, ma i film splatter mi fanno schifo.” – ci tiene a precisare, anche se il sospetto rimane.
LA FAMIGLIA – Una mostra allucinata e diseducativa. Nel mirino di questi giovani artisti ci sono lo strano, l’incredibile, il diverso, il freak. A parte i pochi nomi noti, nessuno vive ancora della propria arte, ma la voglia di farsi sentire c’è. Addio Loser, Coupland e la Generazione X: tipico dei giovincelli di Myspace, per contattarli mi hanno riempito di siti internet in costruzione, blog, pagine di Flickr. Il vecchio pseudonimo si veste d’ironia e oggigiorno diventa nick, strappando un sorriso (come ‘Inserire Floppino’). Una miriade di collaborazioni e rimandi legano tra loro i nomi in mostra: qualcuno compone musica elettronica e l’amico artista cura la grafica del cd, così come per i flyer di un festival viene chiamato un altro amico, e via dicendo. Una grande famiglia, che si prende forse poco sul serio. Scruto un disegno di Thomas Ray: un uomo coperto di suture che zampilla sangue da testa, bocca e altre cosette inenarrabili. Verrebbe da domandargli: “Thomas, ma chi vuoi spaventare?“. Il dubbio si fa da parte perché lui, lì presente, sorride serafico e risponde: “Voglio spaventare tutti i bambini e fargli vedere chi comanda“. Decisamente diseducativo, ma efficace.
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