LE ORIGINI DELL’ARTE – Novello giovane Holden, come nel racconto di Salinger, Jean-Michel Basquiat abbandonò l’accademia, rifiutando gli schemi imposti da asfittici meccanismi scolastici, gabbie per la creatività, dalle quali fuggire. Divenuto oggi uno degli artisti più conosciuti della Pop-Art, che vide come padre Andy Warhol, l’enfant terrible di New York non ebbe vita semplice, come spesso accade ai gegni incompresi in vita. Paragonabile per follia a Van Gogh, SAMO incentra il suo lavoro sull’uso della parola, partendo dai graffiti metropolitani e accostandoli all’arte primitiva. Come il primo dipinto della storia dell’uomo fu una mucca, così quello che è stato definito l’ultimo dipinto della storia dell’arte fu The field next to the other road (1981), in cui Basquiat raffigura proprio un bovino.
RICERCA DI UN’IDENTITA’ – Morto all’età di ventotto anni nel 1988, Basquiat rivestì i suoi teschi e i suoi scheletri di una carne fatta di colori fendenti l’occhio, senza preoccuparsi di andare a colpire il pudore comune. In lui si riversa tutta la cultura pop, ma quella meno patinata, a differenza di Warhol. Gli oggetti di consumo quotidiano corrodono qui i denti, ghignanti e incattiviti dal marciume e dalla tossicità della società. In soli dieci anni di produzione egli ha lasciato una vasta mole di opere, segno indelebile della sua febbrile attività. Basquiat è testimone degli anni ’80 e rappresenta anche il ritorno alla ricerca delle origini afroamericane. Un volto di giovane beffardo che si sente legato fortemente al mondo della musica, del jazz, che è alla costante ricerca di un’identità, che dipinge sulle sue tele. I numerosi autoritratti svelano fragilità e ambizioni, il desiderio di riconoscimento e la fama travolgente.
THE JEAN-MICHEL BASQUIAT SHOW – Dopo il grande successo ottenuto con The Keith Haring Show e The Andy Warhol Show, riecco collaborare La Triennale di Milano e Chrysler con The Jean-Michel Basquiat Show (New York 1960-1988), “in onda” dal 20 settembre 2006 al 28 gennaio 2007. La grande mostra, a cura di Gianni Mercurio, si qualifica come una delle più vaste retrospettive sinora dedicate all’artista americano, la più importante mai realizzata in Europa. Circa ottanta dipinti e trenta disegni. Una vasta documentazione fotografica e una sezione video, con molti materiali inediti, documentano il lavoro dell’artista e il contesto in cui è nata e si è sviluppata la sua arte: la New York degli anni Ottanta. Le opere selezionate provengono da prestigiose collezioni private americane ed europee e da numerosi musei e istituzioni pubbliche quali: Ludwig Forum di Aachen, Museu d’Art Contemporanei de Barcelona, Musée d’Art. Insomma, come dice l’Assessore alla Cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi, nella conferenza di presentazione: “Roma fa le cose bene. Milano le fa meglio”. A voi l’ardua sentenza…
Comments are closed.