Il fotogiornalismo è una delle fonti essenziali per raccontare la storia di un paese e di un popolo. Gli scatti fotografici riescono a comunicare in modo diretto lo scorrere degli avvenimenti. L’Apartheid ha segnato in modo inconfondibile la storia del mondo e del Sudafrica e chi meglio poteva raccontarlo se non l’obiettivo di David Glodblatt, fotografo nato e vissuto nel paese dove per anni il razzismo è stato legge.
GLI SCATTI DI UNA VITA – Al Centro Forma Foto l’esposizione di David Goldblatt raccoglie le sue fotografie scattate sul Sudafrica dal 1970 ad oggi. Un lavoro messo insieme proprio per questa mostra, dove il fulcro attorno a cui ruota l’obiettivo è l’Apartheid: sistema ideologico che per anni ha diviso due popoli, i bianchi e i neri. Il racconto fotografico stesso sembra subire una scissione, da una parte la popolazione di colore, che seppur costretta a sottostare ad un regime razzista cerca di continuare a vivere normalmente e dall’altra la popolazione bianca che sorride beatamente ignara del “delitto” che sta compiendo.
PARTICOLARI – Una parte del lavoro di Goldblatt è dedicato a quelli che lui definisce “particolari”. Parti del corpo ritratte in primo piano: gambe, piedi, mani, orecchie. Il fotografo sudafricano attraverso l’obiettivo vuole scoprire e mostrare la carica comunicativa del corpo. La fisicità umana, al di là del colore della pelle, è la stessa nei gesti, nei movimenti, nel suo esprimersi nel mondo. L’istintività di una carezza, di una stretta di mano o di un accavallamento di gambe è uguale per tutti e non conosce distinzione razziale.
LA STRUTTURA DELLE COSE – L’esposizione si conclude con immagini scattate per dieci anni ad edifici e strutture di qualunque tipo: dalla chiese alle lapidi dei cimiteri. Goldblatt non vuole mostrare l’evoluzione dell’architettura sudafricana bensì cosa un popolo, così socialmente offeso, esprime attraverso le costruzioni , che superano l’ingiustizia degli uomini e rimangono testimonianza del loro essere sulla terra, della loro presenza in questo mondo.
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