“Sui giovani d’oggi ci scatarro su!”: inizio al fulmicotone per il concerto degli Afterhours all’Alcatraz questa sera, 30 marzo. Aprono con un pezzo appartenente al loro album, “Hai paura del buio?” (1997), che di solito usano in chiusura. Che il concerto di stasera sia diverso, lo si nota subito: non nella gente, che, come di consueto negli ultimi tempi, riempie il locale, bensì nello spirito. Sono una band rigenerata, più frizzante; l’energia stasera si può toccare con mano e godere.
Ci sono due new entry sul palco, Roberto Dell’Era, al basso, ed Enrico Gabrielli, già Mariposa, che suona tastiera, sax e tamburello. Con loro, a cavalcare la scena, lo zoccolo duro costituito da Manuel Agnelli (voce e chitarra), Giorgio Prette (batteria), Giorgio Ciccarelli (chitarra). A partire dal quarto pezzo della scaletta, “La vedova bianca” (dall’album “Ballate per piccole jene”), si aggiunge anche Greg Dulli, leader dei Twilight Singers, già leader degli Afghan Whigs, splendido personaggio con il quale hanno concretizzato una collaborazione in studio incrociata e parallela: da una parte Manuel Agnelli ha suonato la chitarra e cantato nel nuovo lavoro di Twilight Singers, intitolato “She Loves You”, dall’altra Greg Dulli ha raggiunto gli Afterhours in studio a Catania, impegnati nella registrazione dell’album “Ballate per piccole jene”, in qualità di co-produttore, autore, arrangiatore (assieme a loro, nel mixaggio interverrà anche John Parish). Da questo pezzo fino alla fine non abbandonerà più il palco e i pezzi in italiano si alterneranno a quelli in inglese. Gli Afterhours, infatti, sono usciti l’inverno appena passato con la versione in inglese del loro ultimo album, intitolata Ballads For Little Hyenas (2005), che stanno promuovendo in un tour europeo con un successo incredibile.
Qualche fan urla il suo malcontento nel sentire i pezzi tanto amati in un’altra lingua, Manuel lo zittisce: “Potevi rimanere a casa!”. E giù applausi. Alla fine e durante ogni brano è un’ovazione continua, un’osmosi perfetta tra la grinta che trasmette il palco e il calore effervescente che dà e riceve il pubblico. Manuel Agnelli è incontenibile, sudato fradicio, ogni tanto sputa pure (da vera rock star!). Quando non ha la chitarra in mano, ha un bicchiere di vino. Gioca con l’asta fluorescente, la fa illuminare sfregandole sopra la chitarra, ma soprattutto ringrazia il suo pubblico dopo ogni singolo pezzo!
E’ una band rinvigorita, che si diverte di più, probabilmente il tour europeo ha fatto tornare agli Afterhours la voglia di suonare che avevano in origine. Di conseguenza ci energizziamo anche noi, fan che li amiamo da sempre, a cui puoi far tutto tranne non trasmettere emozioni. Che dire? We will love again…
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