Sul palco del Music Drome, il barbuto songwriter cresciuto in South Carolina ha presentato il suo ultimo lavoro The Shepherd’s Dog, con una clamorosa line up che comprende tra gli altri: Ben Massaralla (Califone), Matt Lux (Isotope 217), Paul Niehaus (Lambchop-Calexico), LeRoy Bach (ex Wilco) e Chad Taylor (Chicago Underground Duo/Trio/Quartet).
THE SHEPHERD’S DOG – Dopo cinque anni dal disco d’esordio, The Creek Drank the Cradle, due album e un numero cospicuo di ep, singoli e collaborazioni, Sam Beam ha confessato di essersi ispirato per la scrittura di questo lavoro a “pièce de résistance”, Swordfishtrombones, di Tom Waits, un album in cui l’autore ha superato le precedenti strategie e ha forgiato un nuovo linguaggio musicale.
L’ATMOSFERA – Simile ad un piccolo club londinese, la gente non segue le canzoni solo sotto al palco, ma trova posto nei vari tavoli e coglie l’occasione per leggere un libro, buttare giù degli appunti o per scambiare opinioni. Una serata speciale per un cantautore in grado di regalare momenti magici in un luogo che si è allontanato da pipistrelli e vampiri in modo si spera irreversibile.
IL LIVE – I brani scorrono con fluidità, linee melodiche reiterate. E’ il caso della spasmodica White Tooth Man, dura e affilata, con tanto di suggestioni orientali; di House by the Sea, paesaggio acquoso aperto da corni e armonica; di Wolves (Song of the Shepherd’s Dog), con la sua chitarrina funky e jam finale. Nonostante l’impegno profuso sui suddetti aspetti, Beam non dimentica le sue qualità emozionali. L’introversa Carousel, l’anticheria country Resurrection Fern, la purezza di Flightless Bird, American Mouth scaldano i cuori. L’omogeneità di suoni, una sorta di tessuto ripetitivo, circolare, conservante, sprizza i cambiamenti solo in minimali aggiunte o improvvise entrate strumentali a seguito di un ritmo poliedrico ed ossessivo, generando un folk continuo di una semplicità disarmante.
Comments are closed.