È raro ascoltare una band hip-hop che suona strumenti tradizionali
The Roots, percussioni possenti, basso vibrante, tastiere suadenti, chitarra alla Hendrix e una voce che sembra non finire mai il fiato e ricama strofe su strofe con il suo timbro unico: The Roots sanno fare musica, con talento e stile. Il Rolling Stone trema quando iniziano con i pezzi di repertorio, dove la calda (sebbene così cool) voce di Black Thought e i piatti di Questlove, con i loro controtempo, la fanno da padroni.
The Roots, un puzzle di emozioni
Si cambia registro, e di colpo siamo proiettati in un puzzle musicale fatto di spettacolari assoli di basso e percussioni, ma soprattutto guidato dai quindici fenomenali minuti dell’assolo alla chitarra di Capt. Kirk. I sei di Filadelfia ci trascinano in un fiume di note in cui si fondono senza soluzione di continuità hip-hop, soul, rock, r’n’b, jazz e swing, con richiami a Led Zeppelin, Sting, Tom Jones, e Michael Jackson. È un climax che inizia con una versione “di scorta” di You Got Me e che raggiunge il suo apice con The Seed: anche i pochi indecisi in sala sono definitivamente conquistati.