Il genere è quello nato negli anni sessanta in California ed ha avuto tra i suoi maggiori esponenti i Beach Boys, ma poco contano queste premesse. Quel che serve è lasciarsi conquistare dalla voce morbida di Donavon Frankenreiter, californiano (sarà un caso?), classe 1972.
AMICI DI DONAVON – E’ salito sul palco del Milano Jazzin’ Festival con jeans,camicia a quadri, cappello largo a nascondergli lo sguardo. L’Arena di Milano non fa il pienone, ma sembra vero l’adagio: “meglio pochi ma buoni”. L’atmosfera è distesa, sembra di stare tra amici di vecchia data; Donavon e i suoi attaccano il primo brano e subito le mani battono il tempo, le spalle e la testa ondeggiano a ritmo. Calma però: lo show è appena cominciato. Intervallate dai ringraziamenti al pubblico, il classico ma sincero “Grazie Milano”, arrivano le note dei brani tratti dai due album dell’artista: il primo del 2004, che porta il suo nome, e quello del 2006 Move by Yourself.
SOTTO IL CAPPELLO IL RITMO – Si ascoltano Swing on down, All around us, la più bella canzone della serata a detta dello stesso Donavon, Bend in the road, Free, che come una sirena chiama il pubblico, fra cui si fanno notare un gruppo di ragazzi dal Brasile e subito il surf-rocker ringrazia: “Obregado!”ripeterà spesso. L’assolo del batterista David Leach concede a Donavon e ai suoi di andare a rinfrescarsi: voci allarmate serpeggiano fra i fans: non sarà già finito il concerto? No che non lo è. Dopo Make you mine e Call me papa, Frankenreiter si leva finalmente il cappello, cambia chitarra e ve lo poggia sopra.
SURFER SI’ MA AVARO NO – Sulle note di Move by Yourself, ragazze e ragazzi si scatenano sotto il palco, ma il tempo è tiranno, la band saluta e se ne va. Richiesto a gran voce, Frankenreiter non fa l’avaro e torna in scena, e allora ecco una sentitissima It don’t matter: il cantante, scende dal palco, canta e fa cantare il suo pubblico, ma ormai è davvero tempo di andare. L’artista che sta rilanciando il surf-rock deve proseguire il suo tour europeo che prevede una data all’isola d’Elba e una a Nizza, mentre aspettiamo la prossima occasione di vederlo dal vivo meriterebbe di non essere perso di vista.