Per raccontare il concerto di questa sera alla Casa 139 partiamo da due premesse. La prima: il volto candido accompagnato da cornice di ricci della giovane cantante St.Vincent alias Annie Clark, mi ricordava tanto quello di Miranda July, dolce regista e attrice americana in grado di far piangere lacrime di piombo la vigilia di Natale. La seconda: uno pseudonimo europeo come il suo, fa pensare ad un uomo e ad uno sbrigativo narrare dei sentimenti maschile. Però sul palco, fasciata da un abito di seta verde sale una ragazza venticinquenne con i riccioli e gli occhi perennemente spalancati come la July, ma senza nulla di maschile alla Vincent.
MARRY ME – Il suo primo album Marry Me, svetta su quello di molte realtà di cantautorato americano con tendenza folk indie, grazia alla personalità musicale eclettica e curiosa della giovane cantante. Nel curriculum c’è Sufjan Steven, di cui è stata musicista e che è da molti riconosciuto come il menestrello contemporaneo americano. L’essere polistrumentista le permette poi di confezionare un album fresco ed appassionato. Così, supportata dalla sua band tutta al maschile, imbracciata la chitarra rossa, Annie inizia ad interpretare i pezzi del suo album d’esordio Marry Me uscito questo anno, e rock, blues e folk prendono l’avvio.
UN MICROFONO RETRO’– L’atmosfera è intima, la voce deliziosa e sussurrata viene alterata da un microfono che rincorre le voci radiofoniche degli anni 50, dove fra bossanova e richiami parigini, le parole acquisivano sensualità in un soffio. Così anche la giovane cantante nata in Oklaoma, non lascia il pubblico un momento, lo seduce e lo accompagna sicura ma inconsciamente maliziosa, innervosendo i suoni e riversandosi fisicamente sulla chitarra elettrica, fatta vibrare dimenando i ricci. Poi soddisfatta si rimette tranquilla a guardare il pubblico, senza schiudere i fanali che sovrastano la bocca. Una leggera smorfia e distillati d’amore e strade vengono narrati, con l’occhio sincero e lucido di chi la musica la ama e la suona emozionata. Ogni volta.
SPONTANEITA’ E R’N’R – Nel florido panorama di giovani cantautrici, fatta eccezione per quelle come Cat Power e Joan as Policewoman che vestono già il ruolo di donna, mai come ora l’esigenza di esprimere dolcezza e confidenza sembra aver avuto solide conferme. Al pubblico milanese, sempre ben premiato con i concerti delle fanciulle d’oltreoceano, agli sgoccioli di un anno importante per scoperte e conferme del panorama indie, è stato fatto dono di una sublime nuova voce, spontanea e fiera delle basi blues e r’n r’ che sfatando gli occhi della July e l’ipotetico rigore di un monsieur Vincent, risponde felicemente al nome di Annie Clark.